demezzi - MPubblichiamo di seguito il discorso che il sindaco di Casale Monferrato, Giorgio Demezzi, ha fatto durante la celebrazione della Festa del 4 novembre che si è svolta lunedì mattina in città.

“Desidero ringraziare – a nome mio personale, dell’Amministrazione comunale e della città tutta – le Autorità militari, civili e religiose, i Reduci di tutte le guerre e le Associazioni Combattentistiche e d’Arma e i giovani di tutte le scuole e classi qui presenti con i loro insegnanti e tutti i Casalesi che si sono uniti a noi per questa cerimonia nella ricorrenza della fine della Prima Guerra Mondiale per ricordare i Caduti di quella Guerra e di tutte le altre Guerre e conflitti che, ancora oggi, comportano non pochi sacrifici umani.

«La guerra contro l’Austria-Ungheria che l’Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi, è vinta».

Con queste incisive parole il generale Armando Diaz, alle ore 12 del 4 novembre 1918, annunciò la disfatta nemica e la vittoria dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale. Un conflitto che, per la prima volta nella storia, coinvolse contemporaneamente gli eserciti delle più grandi potenze dell’epoca e che lasciò sul campo oltre 9 milioni di soldati, tra cui 689 mila italiani, oltre a un milione tra feriti e mutilati.

Fu la prima, drammatica guerra dell’Italia Unita, in cui l’intero Paese fu chiamato a difendere un territorio che neppure 60 anni prima era ancora diviso e senza quello spirito nazionale che è venuto rafforzandosi con il passare dei decenni.

Un’Unità a cui la città di Casale Monferrato ha dato un apporto fondamentale, che come avevo ricordato in occasione dei 150 anni dell’unità d’Italia, ha portato la ns. città ad essere decorata con la Medaglia d’Oro per benemerenze del Risorgimento Nazionale, inserendo Casale Monferrato tra le 27 città italiane protagoniste di un’epopea che aveva scritto pagine altissime di resistenza e di valore.

Oggi siamo qui per ricordare sì i valorosi militari che portarono alla vittoria l’Italia contro l’esercito Austro-Ungarico, ma anche le Forze Armate che hanno combattuto, e continuano a farlo, per difendere la nostra libertà.

Quotidianamente le Forze Armate sono impegnate in un duro e delicato compito in Italia e all’estero per fare in modo che i conflitti che hanno insanguinato il Novecento non si ripetano più.

Le parole pace e impegno umanitario devono diventare condivise, affinché i nostri militari possano proseguire in quella fondamentale opera di ricostruzione, materiale e morale, in zone del mondo in cui, purtroppo, le uniche parole conosciute sono guerra, conflitto e tirannia.

Proprio su questo argomento numerosi e profondi sono stati gli interventi di Papa Francesco fin dall’inizio del suo pontificato:

La guerra segna sempre il fallimento della pace, è sempre una sconfitta per l’umanità.

la violenza e la guerra non è mai la via della pace

Vorrei ritornare a tutte le vittime italiane dei conflitti, perché è giusto che nella giornata del 4 novembre ci si soffermi a meditare e proprio per rendere omaggio a chi ha dato la vita sui campi di battaglia, in tutte le città italiane è stato realizzato un monumento: primo fra tutti il Vittoriano di Roma (l’Altare della Patria), dove è onorato il Milite Ignoto, simboleggiato dalla salma di uno dei tanti ragazzi che al termine del primo conflitto mondiale non fu identificato.

Alla realizzazione contribuì anche Leonardo Bistolfi, il più importante scultore simbolista italiano nostro concittadino, con la statua del Sacrificio, uno dei sei valori simbolici rappresentati.

Il Monumento ai Caduti, inaugurato nel 1929 davanti al quale stiamo commemorando, è la Summa delle concezioni ideiste di Bistolfi che contrapponendo il Fante – impietrito, immobile, sublimazione del dolore – e la Primavera Italica che sparge fiori con alito vitale, dà la chiave di lettura della morte come purificazione, laboratorio di vita e rinascita dello spirito che è Immortale.

L’epigrafe suggerita da D’Annunzio sulla trabeazione rende perfettamente il concetto di Patria, eroismo, sacrificio, dovere.

Perenne deve rimanere il ricordo, la riconoscenza per chi ha sacrificato la vita dando se stesso alla patria.

Credo che questi nobili sentimenti – e mi rivolgo soprattutto ai ragazzi e ai bambini delle scuole casalesi – debbano essere coltivati e fatti germogliare in ognuno di noi.

Questa giornata, oltre che momento della memoria e del ringraziamento, sia anche spunto di riflessione per fare sì che passato e storia diventino guida per il presente e il futuro: dal sacrificio delle Forze Armate per l’Italia, quindi per tutti noi, derivi l’orgoglio nazionale e l’amore per la nostra Patria, l’Italia.

W le Forze Armate!

W l’Italia unita, libera e democratica.”

 4 novembre 2013