Buongiorno Direttore.

Condivido con lei ed i lettori una riflessione, poco dopo aver letto la prima pagina del suo quotidiano, incentrata sul sondaggio online delle primarie del PD.

Citandone testualmente l’apertura: “I Tortonesi votano la persona e non il programma.”

Queste parole mi provocano un senso di oppressione al petto.

In questa città non si spera più. Non solo è morta la città, lo sono anche i Tortonesi.

Questa città è intrappolata in uno stato di sedazione terminale, qualcosa di molto simile all’eutanasia. Tortona è prigioniera di un meccanismo inceppato, di un dolore inutile. Esattamente come succede nelle malattie incurabili e mortali. Il dolore delle malattie terminali non è un dolore guerriero per la sopravvivenza, non è il dolore salvifico della convalescenza. È un dolore che ha come unica possibilità di estinzione la morte.

Il tentativo di alleviarlo è il primo (ed unico) pensiero, sia del malato, che dei suoi congiunti: quando il medico non può più curare, deve rendere la vita residua del paziente la meno penosa possibile.

Ecco perché non ha più importanza il programma (“la cura”): una volta oltrepassata la soglia irreversibile di quel dolore che accompagnerà strenuamente ed unicamente alla morte, si cerca unicamente la mano pietosa di un medico che possa somministrare l’eutanasia.

La cura non esiste più.

E’ la medicina palliativa, ad intervenire quando non c’è più la prospettiva di una guarigione, quando la malattia non può più essere sconfitta, ma soltanto controllata nei suoi gravosi sintomi.

No, amati concittadini miei, che non siete interessati ai programmi dei candidati. Siete in errore.

Spes ultima dea.

Tortona può ancora rinascere.

Lettera Firmata


Questa lettera ci ha molto toccato, perché mette il dito nella piaga. Chi ama passeggiare a Tortona non può fare a meno di notare le persone con i volto rabbuiati, pensierosi, tristi.

Come se avessero perso il sorriso e soprattutto la speranza. Per questo pubblichiamo molto volentieri questa lettera in redazione nella speranza che, per una volta, qualche tortonese possa avere un sussulto e ribellarsi da questa situazione di apatia, si alzi in piedi e dica “basta! Io ci sono e voglio spendermi per migliorare questa città.”

Pura utopia? Noi ci auguriamo di no.

 20 settembre 2013