I costi del macchinoso iter per la certificazione di invalidità civile e per i controlli relativi, è esagerato. Facciamo degli esempi clamorosi: bambini nati con una severa patologia congenita che prima dei venti anni di vita vengono visitati mediamente, per i motivi “fiscali” più disparati, 7 volte, con il coinvolgimento di decine e decine di medici. A questo si aggiungano i costi spaventosi per i controlli straordinari sulle invalidità (800mila dal 2009 al 2011, altri 450mila nei prossimi tre anni).

Si pensi che, solo per pagare medici esterni all’Istituto, la spesa INPS è passata da 9 milioni nel 2010 a 25 milioni nel 2011. E questa è solo una parte minima della spesa complessiva: 1.250.000 lettere di convocazione, le spese amministrative, i medici dipendenti coinvolti, i costi dell’assistenza dei Caaf e i successivi ricorsi.

Già, i ricorsi: 325.926 sono le cause civili pendenti in materia di invalidità (Fonte: Corte dei Conti, Determinazione 91/2012), per un giro d’affari stimato in circa 2 miliardi di euro. E l’Inps soccombe in una percentuale molto alta dei ricorsi.

Il problema ovviamente non è il doveroso controllo della regolarità delle certificazioni di invalidità. Ma è impensabile che il nostro sistema si comporti in questo modo, spendendo e in buona misura sprecando milioni di euro. Se questo avviene tutto sommato in silenzio è perché l’opinione pubblica è colpita – giustamente – dalle notizie relative al fenomeno delle false certificazioni di invalidità, che sono peraltro spesso scoperte da indagini di polizia giudiziaria e non dalle estenuanti visite di controllo. Il ragionamento comune è che una persona con disabilità, se è sicura della propria situazione di invalidità, non dovrebbe temere di essere controllata, anzi, dovrebbe essere contenta che ci sia questa azione a tappeto.

Il fatto è che in questo sistema farraginoso e lentissimo fra la presentazione della domanda di accertamento e l’erogazione delle provvidenze economiche trascorrono in media 278 giorni per l’invalidità civile, 325 giorni per la cecità civile e 344 giorni per la sordità. Senza contare l’ansia che colpisce molte famiglie quando, nell’iter di accertamento, si decide nel frattempo unilateralmente la sospensione delle prestazioni previdenziali o il pagamento dell’indennità di accompagnamento o della pensione. Ogni persona fa storia a sé, ma le storie sono tutte pesanti, e acuiscono il malessere sociale in un momento particolarmente duro come quello che stiamo vivendo.

Il Parlamento deve decidere rapidamente una completa revisione delle procedure di accertamento, e semplificare il sistema delle visite, senza per questo venire meno al dovere di controllare e di essere rigorosi. Ma il diritto dei cittadini con disabilità non può essere messo in discussione in questo modo. Il dubbio, legittimo, è che questa “fabbrica delle visite” tutto sommato a qualcuno faccia comodo.

 Giovanni Barosini – Alessandria



 29 luglio 2013