Può essere considerata la linea Maginot. Se salta quella salta tutto. I dipendenti dell’Aspal potrebbero essere i primi ad essere licenziati: se “saltano” ne seguiranno altri. Se invece riusciranno a mantenere il posto di lavoro allora forse, per Alessandria, potrebbe esserci ancora una speranza di salvezza.

I lavoratori Aspal in consiglio che protestano e gridano

I lavoratori Aspal in consiglio che protestano e gridano

Per questo motivo – e lo spieghiamo ai lettori – la salvaguardia dei 68 lavoratori dell’Aspal in odore di licenziamento è troppo importante. E non solo per i singoli lavoratori che si ritroveranno a casa con una famiglia sulle spalle, ma per tutto quello che potrebbe seguire dopo, perché a ruota arriveranno altri licenziamenti nelle Partecipate, fino ad arrivare (forse) persino ai dipendenti comunali.

Hanno fatto bene, quindi, i lavoratori ad inscenare la protesta che si è svolta presso il municipio di Alessandria: dapprima, alle 8,45 incatenandosi al cancello d’ingresso, poi alle 10 quando il consiglio è iniziato con un’ ora di ritardo e senza la presenza del sindaco Maria Rita Rossa, a gridare tuta la loro rabbia verso i consiglieri comunali, gettando volantini di protesta.

Battevano le mani e urlavano “vergogna” perché i consiglieri comunali parlavano di argomenti senza affrontare il nodo cruciale dell’Aspal.

Una richiesta già effettuata dal capogruppo dell’Udc Giovanni Barosini il giorno prima che voleva cambiare l’ordine del giorno dei lavori per parlare proprio dell’Aspal e degli esuberi nelle partecipate. Una richiesta bocciata dal presidente del Consiglio Enrico Mazzoni, ma che è stata ripresentata, stavolta con forza e violenza e in modo non ufficiale, dagli stessi lavoratori che gridando a più non posso hanno obbligato il consiglio a sospendere la seduta, per essere ascoltati.

“C’è in ballo il nostro posto di lavoro – gridavano dalla balconata – il nostro futuro, le nostre famiglie. Sospendete il consiglio,parliamo dei veri problemi della città. Urla e pugni sulla balconata talmente insistenti che il presidente Mazzoni è stato costretto a sospendere i lavori, anche perché, a quanto pare, i consiglieri comunali non erano a conoscenza del Piano degli esuberi che il sindaco Rita Rossa ha inviato a Roma. 

Per oltre un’ora, a porte chiuse i lavoratori hanno spiegato ai capigruppo la loro situazione, poi il consiglio è ripreso ancora per mezz’ora con alcune interrogazioni ed interpellanze.

7 giugno 2013