Venerdì 24 maggio è stato l’ultimo giorno di cassa integrazione per i lavoratori della
la Brasilia ( ex. Gino Rossi ) i due stabilimenti di Retorbido e Pontecurone con 132 lavoratori verranno collocati in mobilità ossia « licenziati. »
L’ennesima azienda storica del territorio chiude lasciando in mezzo alla strada decine di lavoratori e le loro famiglie.
Si chiude dunque un capitolo doloroso per il sindacato e i dipendenti dell’azienda, che negli ultimi due anni hanno subito ritardi anche fino ad 8 mesi del pagamento delle spettanze, lunghi periodi di CIG senza percepire alcun anticipo da parte dell’azienda.
Durante i 24 mesi precedenti il fallimento la proprietà annunciava improbabili piani finanziari per rilanciare l’attività e pagare le competenze arretrate dei lavoratori.
In realtà ancora una volta sono i lavoratori a pagare il prezzo di una cattiva gestione ed una serie di scelte sbagliate sul management, sugli investimenti e la strategia industriale,
scelte che hanno dissestato le finanze della società, al punto di renderla come recita la sentenza del Tribunale fallimentare di Milano « insolvente e incapace di soddisfare le obbligazioni »
Già da 2004 i bilanci presentavano buchi preoccupanti ed avrebbero dovuto essere il campanello di allarme di una situazione divenuta irreversibile.
I problemi sono emersi in tutta la loro gravità a partire dal 2010 da quel momento i ritardi nei pagamenti sia ai dipendenti che ai fornitori sono diventati cronici.
Nei due anni successivi le lavoratrici e i lavoratori hanno subito prima la CIGS per crisi poi una procedura di mobilità per ristrutturazione ed una fusione per incorporazione della Gino Rossi di Pontecurone da parte della brasilia , ma i cui effetti sono stati nulli ! dal punto di vista della prospettiva industriale.
Con la definitiva cessazione del rapporto di lavoro assistiamo alla perdita di un patromonio industriale, di un marchio di qualità ed una professionalità e competenza dei dipendenti che rappresentavano un eccellenza spendibile sul mercato Italiano ed estero ad esempio quello russo e cinese. E che contribuisce ad impoverire ulteriormente un territorio quello del Tortonese e dell Oltrepò pavese che da troppi anni sta vivendo il più drammatico processo di deindustrializzazione del dopoguerra.
Marisa Valente Cgil – Tortona