Un tempo si esaltava l’Alta Qualità dei prodotti agricoli della Bassa Valle Scrivia e i Comuni avevano creato un consorzio che, in piena sintonia di intenti, si adoperava per far conoscere l’eccellente produzione di patate, cipolle, spinaci, aglio, cipolle, meloni, ecc.
Oggi su questo territorio si sta concentrando una attenzione assai preoccupante da parte di gruppi industriali e di avventurieri che puntano a fare affari con rifiuti e strane produzioni energetiche che, purtroppo, godono in modo uniforme di contributi statali che traggono origine dal 16% in più che tutte le famiglie pagano nella bolletta della luce.
Pezzi di questo territorio, famoso in tutta Italia per la fertilità di un terreno alluvionale profondo sui 3-4 metri, ricchezza d’acqua e capacità imprenditoriale degli agricoltori, vengono assaliti da furbetti e ditte semisconosciute che intendono coprirli con colate di cemento e impianti dalla utilità dubbia ma dalla tendenza certa di inquinare.
E così si ha notizia di una azienda slovacca, la Kazar Invest, che punta su Isola S, Antonio per trattare i rifiuti per un quantitativo giornaliero di 70 tonnellate tutti i giorni dell’anno, e così ottenere, dicono, energia e offrire al Comune compensazioni. Il procedimento sarebbe in parte anaerobico e in parte a pirolisi. Poiché per ora, a parte una informativa del sindaco e di un suo tecnico di fiducia, non si sa nulla, proviamo a cercare notizie su Internet. Qui si scopre che il punto di riferimento in Italia della Kazar è a Pancarana, all’indirizzo di tale Costantini assai conosciuto anche a Isola come cavatore nel Po. Leggiamo anche che il trattamento dei rifiuti richiede in origine fonti di calore e quindi occorre bruciare qualcosa, per poi bruciare il gas prodotto per ricavarne energia. Ma ne vale la pena, considerato anche che la pirolisi produce sottoprodotti altamente tossici?
Un impianto del genere, ma alimentato a legna, è già stato costruito a Sale, ma non è mai stato attivato per il semplice motivo che manca il legname, come del resto avviene in tutta Italia per impianti del genere. Progettati con leggerezza o ai proponenti interessa solo il contributo statale? Del resto guardiamoci intorno e non troveremo una sola nuova piantumazione, un solo nuovo bosco finalizzato alla creazione del combustibile ligneo! Ora è saltata fuori l’idea di alimentarlo con il pellet che importiamo dall’Austria: una pazzia!
Per Molino dei Torti si prospetta qualcosa di più importante che riguarda la cava alle spalle dell’Itaca, di proprietà del gruppo ERG che ha fatto richiesta di ampliamento sia in profondità che in dimensioni. Qui si tratta di resti delle lavorazioni petrolifere che vanno a sfiorare la falda assai superficiale in questa zona. In cambio qualche decina di migliaia di euro all’anno. Tutta salute per le dissestate casse dei piccoli Comuni, ma non altrettanto per i loro abitanti.
Incombe sempre l’incubo della centrale da 49 megawatt di Casei Gerola, il cui iter è ora temporaneamente bloccato dal ricorso al TAR presentato dal Comune di Castelnuovo Scrivia unitamente a cinque altri Comuni limitrofi.
Ancora più temibile il progetto di riempimento di due cave di Pontecurone da colmare (con uscita dei camion dal casello di Castelnuovo) con complessivi 400.000 metri cubi di smarino, ossia di materiale scavato nell’Appennino per il Terzo Valico, materiale che ormai è risaputo contenere altissime percentuali di amianto. In questo caso la posizione del sindaco Nobile e dell’intero Consiglio comunale (compresa la minoranza coordinata da Feltri) è netta. No alla concessione delle cave e nello stesso tempo No anche a questa opera, ritenuta inutile, non prioritaria e con una spesa eccessiva che va utilizzata per finalità assai più utili per i cittadini.
Antonello Brunetti
5 maggio 2013