Anche quest’anno molti negozi, soprattutto i grandi centri commerciali, resteranno aperti il 25 aprile e il 1° maggio. Sono i frutti avvelenati delle “liberalizzazioni” concesse dal Governo Monti che ha voluto sostituirsi a imprese, sindacati e territori che contrattavano le aperture in termini che non fossero spietatamente punitivi nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori del settore.
Con 6 milioni di disoccupati e una crisi che ha drasticamente ridotto i consumi, costringere lavoratrici e lavoratori del commercio a lavorare domenica e festività, senza nessuna possibilità di stare in famiglia, sembra quasi una beffa.
Peggio ancora il lavorare il 25 aprile e il 1° maggio rappresenta un insulto nei confronti di quella storia, di quegli uomini e di quelle donne che hanno costruito le basi della nostra democrazia, delle nostre conquiste sociali e di libertà.
Ovviamente sostenere che le aperture nelle giornate di festa sono un modo per combattere la crisi è una colossale menzogna, smentita dai dati di continua riduzione dei consumi e dal comune buon senso, poiché i cittadini sanno benissimo che si compra e si consuma non sulla base delle aperture dei negozi ma rispetto alle condizioni del portafoglio.
Purtroppo nel commercio il lavoro è particolarmente debole, con una prevalenza di contratti a part time imposti, a tempo determinato, con flessibilità difficili da contrattare. Una condizione che complica la contrattazione e rende doverosa la solidarietà di chi dispone di maggiore libertà d’azione.
Per queste ragioni la Filcams Cgil, da mesi impegnata nella campagna nazionale “La festa non si vende, si vive”, tesa a restituire diritti dei lavoratori sottratti alla contrattazione, invita i cittadini consumatori a disertare i negozi aperti nelle giornate del 25 aprile e del 1° maggio.
Cgil Alessandria
21 aprile 2013