Per ora l’ATM riesce a malapena a pagare gli stipendi dei 229 dipendenti: nessun soldo per pagare i fornitori e neanche un centesimo per rinnovare il parco automezzi o effettuare acquisti in grado di rendere più efficiente l’azienda, la cui situazione è apparsa in tutta la sua gravità mercoledì pomeriggio poco dopo le 16,30 quando un autobus che transitava in corso Lamarmora, proprio davanti alla Questura si è incendiato.
Un corto circuito nel vano motore che ha sollevato un piccola nube di fumo. Il mezzo si è fermato, la gente è stata fatta scendere e sono intervenuti i Vigili del Fuoco a spegnere le fiamme e il mezzo è stato portato in officina per le dovute riparazioni, ma tra i passeggeri c’è stata preoccupazione e anche arrabbiatura.
Mezzi obsoleti, veri e propri catorci che girano sulle strade di Alessandria in condizioni tutt’altro che ottimali.
A mettere a nudo la situazione è stato anche il presidente dell’ ATM Gianfranco Cermelli: durante un suo intervento davanti alla Commissione consiliare Sviluppo del Territorio sono emersi gravi problemi di liquidità dell’azienda dovuti (ma non solo) ai tagli della Regione nei confronti del trasporto pubblico. Cermelli ha spiegato che l’azienda, oggi, riesce solo a pagare gli stipendi dei 229 dipendenti e versare le quote dei lavoratori all’Inps. I creditori dell’Azienda sono tanti e vantano circa 7 milioni di euro di crediti che ATM non può pagare.
Il Comune sta varando un Piano industriale che potrebbe dare un grave taglio al personale: si parla di 100 esuberi su 229 dipendenti, cioè il 43,6%, una mazzata.
L’alternativa per aiutare l’azienda che in queste condizioni non può più continuare è quella di aumentare gli introiti: tra le varie proposte c’è quella di aumentare i voucher i residenti, ma il nodo cruciale di ATM è la composizione del personale: soltanto 110 lavoratori, cioè nemmeno la metà, sono autisti e guidano l’autobus, che cosa facciano tutti gli altri rimane un bel quesito da risolvere in un’azienda dove il compito principale è quello di guidare mezzi pubblici.
Per evitare licenziamenti si sta pensando ad un contratto di solidarietà tra i 129 lavoratori che non guidano l’autobus, che laverebbero tutti con lo stipendio ridotto e solo gli autisti avrebbero al giusta retribuzione.
Si parla anche di vendere il 40% dell’azienda, ma chi acquisterebbe le quote di un’azienda al tracollo?
18 aprile 2013