01 Alessandria agnelli

Il banchetto fatto in piazzetta della Lega per perorare la causa

Egregia redazione,

La Primavera, una delle stagioni più belle, sinonimo della vita che si risveglia e prende vigore purtroppo racchiude in sé anche uno dei periodi più crudeli dell’anno dettato da un’infondata tradizione che accompagna la Santa Pasqua ovvero l’uccisione dei capretti e degli agnelli a pochi giorni di vita per finire sulle tavole che dovrebbero essere di festa e non di sofferenza e morte per tantissime creature. Il consumo di carne di agnello in Italia è abbastanza elevato ma è proprio in questo periodo che raggiunge il suo picco massimo arrivando ad un incremento addirittura del 60%. Questo incremento in così pochi giorni crea di conseguenza un gran sovraccarico di lavoro nei macelli regolari mettendo gli addetti ai lavori in condizioni di non poter sempre rispettare le regole che vigenti sulla macellazione (rimane poi sommersa la grande piaga delle macellazioni clandestine e caserecce).

Ormai da anni il periodo che precede la Pasqua in tutte le città vede la mobilitazione del mondo animalista per sensibilizzare le persone a non comperare carne di agnello e capretto ed invitarle a esprimere il proprio sdegno boicottando i ristoranti, le gastronomie, la grande distribuzione e tutti gli esercizi commerciali che la offrono.

E’ un appello che vale per tutti gli animali e per tutto l’anno ma adesso ci concentriamo sugli agnelli che sono, loro malgrado, tristemente protagonisti. Certamente non basta non acquistare carne di agnello e capretto ma sarebbe un gesto coerente non mangiarla se ci si trova seduti a un tavolo in cui quella carne viene servita: non bisogna cedere alla tentazione di mangiarla facendo una sorta di “eccezione” perché è una volta all’anno. Quella eccezione in realtà è una regola perché la carne di agnello e capretto si mangia regolarmente a Pasqua. E’ importante spiegare con coraggio ed educazione il motivo del dissenso: rifiutare un cibo a priori per validi motivi etici è una scelta di coerenza, non un gesto di ingratitudine e di maleducazione verso chi lo offre.

Anche ad Alessandria Domenica 24 Marzo, nonostante una pioggia battente, gli attivisti di EticoEtica hanno allestito un gazebo in Piazzetta della Lega dove si è potuto divulgare il messaggio. Con l’occasione, rimanendo sempre in tema pasquale, è importante ricordare che anche dietro la produzione del latte vi è tanta sofferenza perciò nell’acquistare il tradizionale uovo di cioccolato meglio scegliere cioccolato fondente e, per chi vorrà fare un gesto in più, scegliere il cioccolato equo solidale.

 Giancarlo Vescovi – Etico Etica – Alessandria


Spettabile redazione,

vorrei offrire alcuni spunti di riflessione ai lettori relativamente alla celebrazione della Pasqua.

Mi riferisco alla tradizione di mangiare l’agnello e il capretto in occasione delle festività pasquali.

Chi come me difende i diritti degli animali si trova annualmente ad affrontare questa delicata e dolorosa questione che figura come una vera e propria strage degli innocenti perché i numeri che ci presentano le statistiche sono davvero drammatici. Ogni anno a Pasqua vengono uccisi circa 900.000 agnelli, capre e pecore: un terzo dell’intero consumo annuale. A trovare la morte sono soprattutto cuccioli di 30-40 giorni, nati a seguito di una fecondazione regolata in modo tale da poterli macellare quando pesano 8-12 chili, proprio in occasione della Pasqua: un ciclo di vita artificiale a esclusivo uso e consumo dell’uomo, una vera e propria programmazione a morire.

L’incremento di richiesta e consumo nei giorni pasquali crea un sovraccarico di lavoro nei macelli, mettendo gli addetti ai lavori in condizioni di non rispettare sempre la normativa vigente sulla macellazione. Ai macelli a norma di legge si aggiungono quelli clandestini e caserecci di cui sa poco o nulla.

Nel periodo precedente la Pasqua, il mondo animalista si attiva per sensibilizzare le persone a non acquistare carne di agnello e capretto. E’ un appello che vale per tutti gli animali e per tutto l’anno ma in questo periodo ci si concentra su agnelli e capretti perché sono tristemente protagonisti. Certamente non basta non acquistare carne di agnello e capretto ma sarebbe un gesto coerente non mangiarla se ci si trovasse seduti a un tavolo in cui quella carne fosse servita: non bisogna cedere alla tentazione di mangiarla facendo una sorta di eccezione, essendo “soltanto” una volta all’anno. Quella eccezione in realtà è una regola perché quella carne si mangia regolarmente a Pasqua. E’ importante spiegare con coraggio ed educazione il motivo del dissenso: rifiutare un cibo a priori per validi motivi etici è una scelta di coerenza, non un gesto di ingratitudine e di maleducazione verso chi lo offre.

L’uccisione dell’agnello a Pasqua non ha alcun fondamento nella tradizione cristiana ma ha radici nel Vecchio Testamento. Chi è credente e celebra questo giorno santo, lo faccia con un gesto santo e non è un gesto santo quello di sterminare esseri viventi, “creature di Dio” secondo la Chiesa: penso che non si possa restare indifferenti al grido di quelle creature, indipendentemente dal fatto che si creda o non si creda in Dio. Potremmo invece fare un passo avanti nella storia, nella cultura e nella civiltà, rinnegando quella tradizione disumana. Sarebbe un gesto d’amore verso la vita in tutte le sue forme, un’esortazione al rispetto di tutti gli esseri senzienti che oggi sembra trovare eco nella Chiesa stessa con Papa Francesco che, sull’esempio del Santo di Assisi, richiama quello spirito di amore universale per tutte le creature. Non è necessario uccidere, acquistare o mangiare un agnello per sentirsi più cristiani. L’uccisione di quei cuccioli è un rito cruento, in forte contraddizione col concetto di Resurrezione: serve soltanto a soddisfare gli interessi dell’industria alimentare e mediatica che, attraverso una subdola persuasione occulta, ci impone l’agnello per abitudine alimentare, seducendoci con quel sottile piacere del palato che fa dimenticare l’aberrante strage che si consuma nei macelli.

Dato che la Santa Pasqua significa Resurrezione, quindi vita, diamo un segnale di vita, sostituendo il menù ricco di carne con cibi vegetali che non tolgono la vita ad alcun animale: le alternative sono svariate.

Sarebbe un atto di civiltà interrompere la tradizione di mangiare l’agnello a Pasqua: non bisogna essere animalisti per affermarlo, ma semplicemente persone di buon senso.

Gli agnelli e i capretti che ci ispirano tenerezza vengono strappati alle madri e, se non sono macellati localmente, sono costretti a lunghi ed estenuanti viaggi, stipati su camion, in condizioni di orribile sofferenza per arrivare al macello in cui vengono immobilizzati, storditi con elettronarcosi (che non sempre fa effetto, quindi possono essere ancora coscienti in punto di morte), appesi a un gancio e lasciati dissanguare. Prima di essere uccisi sentono l’odore del sangue e i belati angoscianti dei loro compagni: tutto ciò solo perché a molti piace mangiarli. La carne di agnello piace perché il suo gusto non è forte come quello della pecora e conserva un sapore delicato perché l’agnello non si è ancora nutrito d’erba ma di semplice latte: il piacere del palato è una giustificazione inaccettabile per sottoporre quei cuccioli a tanta sofferenza e alla morte.

In questa strage spesso taciuta dai mezzi di comunicazione, il consumatore non ha la percezione di quanto sta dietro alla confezione di braciole o costolette di agnello o capretto con cui si “festeggia” la Pasqua. E’ facile allontanare il pensiero della sofferenza degli animali negli allevamenti intensivi, del viaggio verso la morte e della loro uccisione perché chi commercia la carne promuove immagini di animali vivi che pascolano felici o immagini della loro tenera carne come “prodotto” da mangiare. Ma se ciascuno di noi potesse assistere personalmente all’abbattimento degli animali che si mangiano, sicuramente rifletterebbe sul caso di continuare a mangiarli.

Oggi in Italia ci sono circa 6 milioni di vegetariani e il numero è in costante aumento. A questi si aggiungono i vegani, in numero inferiore ma anch’essi in crescita. Sempre più persone si avvicinano a questo tipo di alimentazione, non solo per motivi etici ma anche ambientali e salutistici. Non è solo un rifiuto di mangiare gli animali ma una saggia filosofia di vita.

La vita di un agnello non è meno preziosa di quella di un essere umano: più una creatura è impotente, più ha diritto alla protezione dalla crudeltà degli uomini. (Mahatma Gandhi)

Paola Re

26 marzo 2013