“Arturo Pedrolli? Le cose che più mi hanno colpito di lui, quando l’ho conosciuto oltre quarant’anni fa, sono state la sincerità, la schiettezza, l’onestà, la giovialità. Era una persona che ti diceva le cose in faccia ma quasi mai l’ho visto arrabbiato. Neppure quando dava dei compiti e questi, per vari motivi, non venivano eseguiti”: così Giancarlo Grosso, capogruppo vicario del gruppo degli Alpini di Novi. Arturo Pedrolli è scomparso alcune settimane fa. Aveva 88 anni. E’ stata una figura importante per quanto riguarda il gruppo alpini di Novi e per la stessa città di Novi e quindi ci sembra giusto ricordarlo. Arturo Pedrolli è stato Capogruppo della sezione Alpini di Novi dal 1984 al 1990 e dal 1992 al 2008, per ventidue anni complessivi. La storia del gruppo degli ultimi trent’anni, le sue iniziative, dai lavori alla Casa di Riposo di Don Beniamino Dacatra alla indizione della Festa della Birra, si sono praticamente identificate con lui. E di lui ha scritto anche una penna indimenticabile della nostra zona, una penna del calibro di Egidio Mascherini, giornalista e scrittore. Che così descriveva Arturo Pedrolli: “Un montanaro della provincia di Trento, poche parole e molti fatti, cordiale e simpatico, buon bevitore, in linea con le tradizioni alpine.” “Quando conobbi Arturo Pedrolli?Era il 1968-afferma Giancarlo Grosso- e lui frequentava la cantina di mio suocero,pure lui alpino, Armando Repetto, che lavorava nell’acquedotto. Poi io sono entrato a far parte del Direttivo del Gruppo Alpini di Novi e con Arturo mi trovavo spesso, a fare le riunioni. Allora non avevamo disponibilità di una sede e ci diede disponibilità di casa sua, alla Bellaria.” Arturo Pedrolli, la sua vita. “Arturo era di Trento, la sua famiglia numerosa e così andò a studiare al Collegio dei Salesiani di Parma dove si è diplomato in Agraria. Venne a Novi ed insegnò Agraria all’Istituto Oneto. Erano gli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale e fu proprio in questo periodo che conobbe quella che sarebbe diventata sua moglie.” Arturo Pedrolli era un appassionato dell’agricoltura. “ Divenne fattore alla tenuta dei Marchesi Raggio alla Lomellina, successivamente prese in affitto la cascina Bellaria, aveva un centinaio di mucche da latte che vendeva alla Centrale di Alessandria. Quando i Romanengo, proprietari della Bellaria, decisero di lottizzarla per costruire Novi2, lui ne soffrì moltissimo. Ma poco dopo divenne dipendente dei Broglia che gli avevano chiesto di piantumare i vigneti. E continuò presso altri.” Giancarlo Grosso sottolinea: “Arturo Pedrolli aveva un grande pregio: di sapersi scegliere i collaboratori. Ad ognuno di essi dava un compito e generalmente noi, come tanti soldatini, obbedivamo. Che cosa mi ricordo di lui? Fra i tanti, tantissimi, uno in particolare. Ci erano state consegnate due medaglie d’oro, non avevamo ancora una sede e lui disponeva di una cassaforte. Le prese lui. Negli ultimi tempi, portandolo a fare terapia, mi ricordava continuamente queste due medaglie. Mi diceva di prenderle, che erano degli alpini ed agli alpini dovevano tornare. E queste due medaglie, adesso, troveranno collocazione nella nostra sede sociale.” Giancarlo Grosso ricorda ancora che era stato Pedrolli a sostenere l’idea della Festa della Birra, avanzata da alcuni soci. Ricorda ancora Giancarlo Grosso: “Arturo aveva la passione dell’orto, del vigneto, del frutteto. Ne aveva curato personalmente l’impianto di irrigazione. Era molto preciso nel suo lavoro e se c’era una piantina che soffriva un po’ la toglieva e cercava di metterne un’altra. Recentemente l’ho accompagnato a Trento per comprare delle piantine di melo. Era un agricoltore nato.” Non solo un agricoltore, anche altro. “Eh si-rammenta Grosso- Arturo era anche quella che si chiama una buona forchetta. Gli piaceva mangiare e bere, in allegria. Era sempre allegro, gioviale. Gli piaceva mangiare e bere ma sapeva sempre controllarsi, farlo con moderazione. E amava fare ginnastica tutte le mattine. Si alzava di buon ora, faceva il giro del suo campo a Tassarolo a piedi, quindi alcuni esercizi di ginnastica e poi consumava la colazione. Era inoltre una persona molto attiva, collaborava alle varie iniziative del gruppo Alpini che stimolava con spirito chiamerei manageriale. Infine era molto religioso, tutti i sabati si recava alla Messa dai Salesiani. Cosa apprezzava maggiormente nelle persone? La schiettezza, la sincerità. Talvolta, direi anche tante volte, non ci siamo trovati d’accordo su delle questioni, ci siamo messi anche a litigare ma poco dopo eravamo di nuovo amici. E, forse, anche più di prima. Era una persona semplice, senza fronzoli. Una persona di cui si sentirà molto la mancanza. Era un grande amico.” Aggiunge ancora Stefano Traversa, che del gruppo alpini di Novi fa parte da circa mezzo secolo, dal 1962: “Arturo era molto sensibile alle esigenze del volontariato e per questo volle che il ricavato delle nostre iniziative fosse devoluto ad associazioni che ne avevano bisogno. Era sempre disponibile ad appoggiare le varie iniziative del gruppo. E gli piaceva la montagna, era un grande camminatore ed apprezzava, si estasiava dinanzi ai paesaggi alpini.”
Maurizio Priano
19 febbraio 2013