Una delle pubblicità che non si potranno più vedere a Tortona

La città bandisce i manifesti con donne in bikini che sponsorizzano auto o altri prodotti che nulla hanno a che vedere con l’immagine della donna seminuda che piace tanto agli uomini, perché questa, secondo il consigliere comunale di Rifondazione Comunista, Stefanella Ravazzi, è considerata “pubblicità lesiva della dignità femminile”.

E’ uno dei casi illustrati venerdì mattina e ricompresi nella delibera sulla pubblicità offensiva nei confronti della donna che sarà portata in approvazione del consiglio comunale nella seduta in programma mercoledì prossimo.

Il documento è stato illustrato dall’assessore Laura Castellano e dal consigliere Ravazzi di Rifondazione ed è stato proprio la Ravazzi con il classico esempio delle donna seminuda vicino ad una macchina, a spiegare cosa si intenda per pubblicità lesiva della dignità femminile.

Gli uomini potranno ancora “farsi gli occhi” osservando la pubblicità dei capi intimi, ma tutti le altre forme pubblicitarie che fanno apparire la donna come un oggetto, verranno vietate sul territorio tortonese, o almeno si cercherà di vietarle.

Un esempio di pubblicità offensiva

“Con questa delibera – è stato detto in conferenza stampa – l’Amministrazione comunale dichiara Tortona Città libera dalla pubblicità offensiva della dignità della donna e aderisce alla moratoria della pubblicità lesiva della dignità di genere, condividendo i presupposti di fatto e di diritto della risoluzione del Parlamento Europeo che ha per oggetto Impatto del marketing e della pubblicità sulla parità tra donne e uomini”.

“Oggi, noi abbiamo l’onore– ha dichiarato l’assessore ai Servizi Sociali, Laura Castellano -. di illustrare un provvedimento che difende la dignità della donna, ma il plauso va alla collega titolare delle Pari Opportunità, Emanuela Patta, che oggi non può essere con noi perché due settimane fa è diventata mamma Ringrazio per la partecipazione numerosa e, in particolar modo, la consigliera Stefanella Ravazzi per lo sprone a stilare e sottoporre al Consiglio comunale un provvedimento che, già in altre città, è stato adottato.”

La donna come oggetto: cosa c’entra con la bibita?

Alla presentazione é intervenuto anche il sindaco Massimo Berutti che ha voluto dare il suo personale sostegno all’iniziativa e alla delibera che verrà portata in approvazione mercoledì.

“Non si tratta solo di un aspetto mediatico, è anche e soprattutto un aspetto sociale – ha detto il sindaco, Massimo Berutti – le istituzioni devono essere attente e vicine alle donne che sono il fulcro della nostra società perché non dimentichiamo che sono anche delle madri, delle mogli, delle sorelle e ricoprono ruoli socialmente rilevanti. Inoltre, le donne sono più soggette sia alla violenza fisica che a quella psicologica.

Ed è giusto che anche la nostra città abbia aderito a questa campagna a tutela della dignità e della figura della donna”

Durante la conferenza stampa é stato anche distribuita copia della lunghissima delibera con cui le donne che amministrano Tortona richiamano le normative di legge e chiedono che pubblicità come quelle che pubblichiamo in questo articolo non vengano distribuite nella città di Tortona perché chiaramente, come si può notare trattano la donna come un oggetto mettendone in risalto soprattutto l’aspetto fisico collegandolo ad oggetti che nulla hanno a che vedere con la donna stessa.

 

25 INTERVENTI PER DIRE BASTA ALLA DISCRIMINAZIONE FEMMINILE

Il doppio senso nella pubblicità é evidente

Ecco di seguito il testo saliente dell’atto di indirizzo nei suoi passaggi cruciali, dove il Comune delibera:

1 -di dichiarare, per i motivi espressi in narrativa, Tortona “Città libera dalla pubblicità offensiva della dignità della donna”;

2- di aderire alla moratoria della pubblicità lesiva della dignità di genere, condividendo i presupposti di fatto e di diritto della risoluzione del Parlamento Europeo n. 2008/2038 (INI) ad oggetto Impatto del marketing e della pubblicità sulla parità tra donne e uomini”;

3 – di richiedere agli organi di Governo nazionale e regionale, per quanto di competenza, di adeguare ai principi della citata risoluzione comunitaria la rispettiva legislazione in materia;

 

Altro caso di pubblicità a doppio senso

4 – di definire i seguenti obiettivi strategici della moratoria della pubblicità lesiva della dignità di genere nella Città di Tortona:

combattere ogni forma di violenza contro le donne, al fine di garantire il rispetto dei loro diritti e realizzare la parità di genere, anche nella prospettiva di una crescita inclusiva;

superare gli stereotipi di genere e promuovere la parità tra donne e uomini a tutti i livelli dell’istruzione e della formazione, nonché nella vita lavorativa, politica ed economica e nella partecipazione ai processi decisionali;

diffondere i principi della parità di genere e, più in generale, della pari dignità umana e dell’integrità della persona;

5 – di approvare le seguenti linee d’indirizzo per il perseguimento degli obiettivi e l’attuazione della predetta moratoria nella Città di Tortona:

curare che nessun materiale comunicativo dell’Ente contenga stereotipi di genere e/o testi ed immagini lesive della dignità della donna;

vigilare affinché nessun materiale comunicativo inerente iniziative patrocinate dal Comune di Tortona sia veicolo di stereotipi lesivi della donna;

sensibilizzare i comuni dell’area tortonese perché adottino la presente moratoria anche per i loro territori;

invitare i titolari di impianti pubblicitari privati ad aderire alla moratoria ed a rifiutare le pubblicità lesive della donna;

svolgere un monitoraggio permanente delle rappresentazioni di genere nella pubblicità, al fine di valutare la diffusione di pubblicità sessista o discriminatoria, anche attraverso i reclami e le segnalazioni inviate da singoli cittadini e/o da associazioni rappresentative di interessi collettivi, nonché da ogni altra pubblica amministrazione che vi abbia interesse in relazione ai propri compiti istituzionali;

promuovere iniziative informative e campagne di sensibilizzazione sul fenomeno della discriminazione di genere e della violenza contro le donne;

promuovere iniziative didattiche e programmi educativi nelle scuole per trasmettere i valori dell’uguaglianza e della pari dignità e prevenire comportamenti discriminatori;

monitorare il territorio, anche avvalendosi delle associazioni femminili e degli organismi di parità, per verificare il rispetto della moratoria e il raggiungimento degli obiettivi;

promuovere, nei mezzi di comunicazione e nella pubblicità, un’immagine realistica della donna di oggi, che svolge un ruolo attivo nel mondo del lavoro e si assume compiti nella società;

tener conto anche della pubblicità nell’analisi della mutata percezione del ruolo dei due sessi;

promuovere la cooperazione fra le associazioni di categoria, le organizzazioni femminili e di volontariato e le organizzazioni non governative operanti a livello comunitario nel settore della pubblicità e dei mezzi di comunicazione;

6 – di evidenziare che la 55ª edizione del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale dello IAP (in vigore dal 23/08-2012) vincola i pubblicitari al rispetto del principio di lealtà (art.1) anche di fronte alla necessità:

Il riferimento dovrebbe essere alla poppa della nave ma é evidente il doppio senso con le donne in fila. Pubblicità così non vogliamo più vederle!

7 – di tutelare particolari categorie di consumatori, come i bambini e gli adolescenti (art.11);

8 – di favorire l’affermazione di modelli di consumo ispirati a misura, correttezza e responsabilità per quanto attiene alle bevande alcoliche (art.22) e ai giochi con vincita in denaro (art.28 ter);
9 – di considerare la presente moratoria sulla pubblicità lesiva della dignità della donna quale strumento per suscitare l’attenzione e la responsabilità collettiva verso comunicazioni ed azioni pubblicitarie che utilizzano stereotipi sociali e pregiudizi culturali fondati sulle discriminazioni, non solo di genere, ma anche di appartenenza etnica, orientamento sessuale, abilità fisica e psichica, convinzioni morali, civili e religiose e quale modello applicabile, per semplice analogia, a tali pubblicità e a quella che viola i principi di cui al precedente punto 6);

10 – di demandare alla Giunta comunale e ai Dirigenti, secondo competenza, l’adozione di tutti i provvedimenti necessari e di tutte le azioni conseguenti, per dare attuazione al presente atto d’indirizzo;

11 – di dare atto che la presente deliberazione non determina spese da finanziare a carico del Bilancio comunale.

 23 novembre 2012

Altro esempio di pubblicità molto lesiva nei confronti della donna trattata come un oggetto