Quello che pubblichiamo oggi è un capitolo del libro “Informazione?” scritto da Angelo Bottiroli che illustra (per chi ancora non lo sapesse) come funziona oggi l’informazione.
***********
L’Informazione è notevolmente cambiata con l’avvento di internet. Prima, senza il web, era tutto diverso. Per vent’anni sono stato corrispondente di un quotidiano cartaceo e articoli come quelli appena descritti, li inviavo in redazione molte ore dopo il fatto e, comunque, nel pomeriggio o anche verso sera, perché la notizia sarebbe stata pubblicata solo la mattina successiva, con la nuova edizione del giornale in edicola.
Non dovevo interrompere quello che stavo facendo per dedicarmi a scrivere subito l’articolo, ma avrei potuto farlo con calma perché avevo diverse ore davanti e che mi consentivano anche di acquisire tutte le informazioni necessarie, fra cui chiamare l’ufficio anagrafe del Comune per avere la foto tessera dalla carta d’identità, che il fotografo del giornale sarebbe andato ‘prendere’ in municipio.
Questo, infatti, era il modo principale per reperire le immagini di una persona deceduta.
Con più tempo a disposizione, potevo acquisire maggiori nozioni, telefonando a persone che conoscevano il defunto e avere da loro, foto più recenti di quella della carta d’identità che spesso era datata; inoltre potevo verificare con le pompe funebri se i funerali fossero già stati fissati e, una volta in possesso di tutte le informazioni necessarie, prendere la macchina da scrivere e battere esattamente il numero di “righe” che la redazione aveva deciso di pubblicare per questo specifico articolo.
Poi, una volta finito, prendevo la cornetta del telefono fisso, componevo il numero verde, dettavo il codice dell’articolo e di seguito il ‘pezzo’ appena scritto. Solo il testo beninteso, perché i titoli li faceva la redazione.
Quando ho iniziato a muovere i primi passi nel mondo del giornalismo, nel lontano 1976, all’età di 17 anni, il sistema, era ancora diverso: scrivevo per il settimanale locale “Panorama di Tortona” e il primo articolo che mi pubblicarono furono poche righe striminzite sui risultati del torneo di scacchi nel quale, tra l’altro, ero uno dei giocatori. Un foglio scritto a mano, lasciato nella buca delle lettere della redazione, in via Fracchia, a Tortona, il cui testo veniva battuto da un’impiegata con la macchina da scrivere già nel formato di colonna di giornale.
L’anno successivo ero diventato un collaboratore fisso del giornale, membro della redazione e “lavoravo” per 50 mila lire al mese. Si trattava di un contributo spese, versato “in nero” in quanto uno stipendio medio, all’epoca, si aggirava intorno alle 400 mila lire, cioè 200 euro di oggi.
Il giornale, ai tempi, veniva fatto singolarmente per ogni pagina, mettendo un grosso foglio delle stesse dimensioni della medesima, suddiviso nelle classiche nove colonne, su un tavolo luminoso.
Poi si prendevano gli articoli battuti in settimana dall’impiegata nella misura di colonna di giornale, si tagliavano e si impaginavano a piacimento e a seconda dei casi.
I testi venivano “incollati” sulla pagina con della cera liquida in modo che potessero essere spostati senza problemi nel caso in cui l’impaginazione fosse modificata. Il calore delle lampadine del tavolo luminoso serviva per mantenere la cera liquida che si solidificava non appena la pagina veniva spostata altrove. Foto e titoli erano inseriti in tipografia.
All’inizio degli anni novanta, questa tecnica venne sostituita con l’impaginazione grafica grazie ai computer. Ai tempi scrivevo per “Il Popolo Derthonino” giornale forse meno seguito di “Panorama” ma il suo direttore mi offriva il doppio di rimborso spese.
A far pendere l’ago della bilancia verso “Il Popolo” però non furono i soldi ma il corrispondente del quotidiano “La Stampa” cioè Enrico Regalzi che considero un po’ il mio maestro. Aveva lasciato “Panorama” per diventare caporedattore del “Popolo” e io decisi di seguirlo.
Oggi è tutto diverso rispetto ad allora e l’Informazione, con internet, è profondamente cambiata: se fino al secolo scorso, andare in edicola e comprare un quotidiano era uno dei gesti più importanti del nostro vivere comune, adesso è diventato quasi inusuale, tant’è che molte edicole hanno chiuso.
A minare per la prima volta, in modo serio, l’importanza dei giornali, è stato l’avvento della Televisione e soprattutto delle emittenti “libere”.
Il vero “colpo” all’informazione cartacea, però l’ha assestato internet con la nascita dei primi siti, dei blog e dei giornali online e quello “di grazia” è arrivato dagli smartphone con l’informazione diventata a portata del palmo di una mano, facile e immediata.
A quel punto, quando possiamo avere notizie in tempo reale, in qualsiasi momento desideriamo e con pochi click o col movimento di un dito sullo schermo, a cosa serve acquistare un quotidiano cartaceo se molte notizie si possono leggere (e gratis) non il giorno dopo, ma praticamente subito, quasi mentre i fatti avvengono?
Quando, con internet, i quotidiani cartacei hanno iniziato a perdere lettori e pubblicità, molti editori sono intervenuti tagliando i costi: hanno iniziato riducendo il numero delle pagine, e poiché non potevano ‘tagliare’ i proventi ai dipendenti ‘fissi’ hanno ridotto l’apporto dei collaboratori esterni che, come me, hanno visto drasticamente diminuire il loro stipendio mensile.
Col passare del tempo, in alcuni casi, la pubblicità è venuta sempre più a mancare e le copie vendute sempre di meno e così anche il ruolo dei quotidiani in edicola, anche a causa della nascita di tanti giornali online, si è ridimensionato rispetto al passato.
Pochi giovani, oggi, leggono i cartacei che sono soprattutto diffusi tra gli anziani (non certamente avvezzi all’uso degli smartphone) e presso bar e locali pubblici, dove rivestono ancora un ruolo importante perché fa piacere sfogliare un quotidiano mentre si beve un caffè o si sorseggia una bibita.
Questo accade anche per i settimanali locali.
Con l’avvento del web, per cercare di tamponare la situazione e mettersi anche al passo coi tempi, quasi tutti i giornali cartacei (ma anche Radio e Televisione) hanno aperto un sito internet dove riportare le principali notizie: un po’ per invogliare i lettori ad acquistare il giornale in edicola e po’ per non essere da meno rispetto ai quotidiani online.
Pubblicare fatti di cronaca sul web è diventato così importante che alcuni giornali nazionali – a meno che non si tratti di qualcosa di eclatante – sono arrivati a diffonderne diverse soltanto sul loro sito e non (anche) sull’edizione cartacea, ritenendolo inutile perché, comunque, quella notizia è stata già letta su internet e la gente ne è già a conoscenza.
Quindi, se acquistate un quotidiano in edicola, è probabile che certe notizie di cronaca rischiate di non trovarle perché divulgate da quel giornale soltanto sul loro sito e sull’edizione online.
Questo particolare vi aiuta a capire ancora di più quanto, oggi, l’informazione sia legata soprattutto al web e agli smartphone.
E d’altro canto quando qualcuno ci informa di quello che potrebbe essere accaduto cosa facciamo? Prendiamo il telefono cellulare e andiamo sui siti internet che riteniamo in grado di fornirci notizie in merito e ne verifichiamo l’attendibilità.
Questo non vale solo per la cronaca ma per tutto: lo smartphone è diventato inseparabile per la stragrande maggioranza delle persone e uno degli strumenti più importanti della nostra vita.