Resta alta la tensione nel carcere Don Soria di Alessandria, dove ieri un Agente è stato aggredito da un detenuto. E anche nell’altra struttura detentiva alessandrina, il S. Michele, c’è fermento e solo grazie al tempestivo e professionale intervento della Polizia Penitenziaria si è impedito che un detenuto si togliesse la vita.

La notizia arriva dal Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPe, per voce del vicesegretario regionale del Piemonte Demis Napolitano: “Ieri pomeriggio, al Don Soria, un detenuto nordafricano si è barricato in cella, dopo la notifica di un provvedimento disciplinare che lo escludeva dalle attività in comune, e ha dato fuoco a suppellettili e alla sua persona. Prontamente, alcune unità di Polizia Penitenziaria sono giunte sul posto e hanno salvato l’uomo e spento l’incendio, anche se un poliziotto ha accusato una leggera intossicazione e una forte contusione alla mano ed è poi stato condotto al Pronto Soccorso. Anche il detenuto che aveva lanciato la bomboletta contro un collega l’altro giorno si è reso protagonista di un altro grave evento critico, spintonando un poliziotto contro la ringhiera ed aizzando altri ristretti dicendo di essere stato aggredito. Nel frattempo, il Sovrintendente contuso veniva condotto in infermeria per le cure del caso e subito dopo al Pronto soccorso che certificava una prognosi di giorni 7 (sette).


“Martedì scorso, invece, al San Michele”, prosegue, “un detenuto con problemi psichiatrici, ha messo in atto un tentativo di impiccamento ed ha appiccato fuoco agli oggetti presenti in cella: anche in questo caso il tempestivo intervento degli Agenti ha evitato una tragedia, ma nell’intervento un poliziotto è stato colpito da calci e pugni per cui ha avuto una prognosi di venti giorni.  Il Sappe plaude al comportamento ed alla professionalità dimostrata dal personale di Alessandria, Don Soria e San Michele, che nonostante la grave carenza di organico che puntualmente dal ministero non viene valutata per un incremento assolve ai difficili e delicati compiti istituzionali con grande professionalità e senso del dovere”.

“Il dato certo è che la scelta di togliersi la vita è originata da uno stato psicologico di disagio. E’ un dato oggettivo che chi è finito nelle maglie della devianza spesse volte è portatore di problematiche personali sociali e familiari”, aggiunge il Segretario Generale del SAPPE Donato Capece. Per il leader del SAPPE. “questa è la Polizia Penitenziaria pronta ad agire con gli altri operatori e con gli stessi detenuti, come negli eventi critici alle carceri Don Soria e San Michele di Alessandria per tutelare la vita dei ristretti. Questa è comunità, ma nel rispetto dei difficili ruoli che ognuno viene chiamato a svolgere per la propria parte di competenza. L’ennesimo tentato suicidio di una persona detenuta, sventato in tempo dalla professionalità ed attenzione dei poliziotti, dimostra come i problemi sociali e umani permangono, eccome, nei penitenziari. E il suicidio di un detenuto rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti”, conclude.