Nel maggio del 1929 don Orione si recò in udienza da Papa Pio XI e, presentandogli i suoi chierici armeni, che aveva portato con sé, disse: “Padre santo, in questo momento sono anch’io armeno”. Del resto chi conosce l’ardore di carità del nostro Santo verso tutti i deboli e i perseguitati, non si stupisce. Ma certo il trasporto, la vicinanza al popolo armeno don Orione l’aveva un po’ nel suo DNA, perché lui, nato proprio di fronte all’antica chiesa di S. Pietro dei Padri Armeni di San Basilio, che non c’è più, il 3 febbraio di ogni anno celebrava il Santo patrono del paese, San Biagio, vescovo armeno di Sebaste, martirizzato nel 316.
E così nel tardo pomeriggio di venerdì si è tenuta la tradizionale celebrazione solenne del Santo patrono in S. Maria Assunta, sulle cui pareti ben quattro affreschi ricordano la figura del medico e vescovo armeno Biagio.
Don Renzo Vanoi, che ha officiato la celebrazione, don Pietro Bezzi e il parroco Don Loris Giacomelli, alla fine della messa hanno impartito ai numerosi fedeli la benedizione di san Biagio: tenendo due candele accese incrociate vicino alla gola di ogni fedele, il sacerdote prega che Dio, per intercessione di san Biagio, preservi la persona da tutto ciò che può minacciare la gola.
In effetti la gola è la parte del corpo umano più bisognosa di attenzione. Proprio lì abbiamo bisogno del tepore della candela e della dedizione amorevole di Dio.
Il coro San Luigi Orione, diretto dal Maestro Gian Maria Franzin, ha allietato la celebrazione. Le catechiste, nel rispetto della tradizione, hanno offerto ai presenti piccole fette di panettone benedetto, igienicamente confezionate, da utilizzare in famiglia come “magico antidoto” a qualche occasionale malanno.
Presenti alla cerimonia, oltre ai membri della Confraternita di S. Biagio, contraddistinti dalla loro cappa rossa, il Sindaco, gli assessori e le associazioni del paese con il loro labaro.
Marialuisa Ricotti