Tommaso II, Ottaviano, Antonio, Domenico, Maria termina i lavori del Palazzo di Famiglia posizionato nel cuore della città accanto all’antico Duomo proprio quello:
Dominavi sulla città,/ fin a quel dì,/ quando per caparbietà/
s’accese la miccia che ti demolì
Tommaso porta a termine il palazzo di Famiglia, il suggestivo edificio voluto da papà Giacomo Ottaviano, un edificio stupendo, il migliore tutt’ora esistente in Alessandria, progettato dall’architetto Benedetto Alfieri …. degno della fama e della potenza del-
la famiglia…, com’è stato scritto ne I Personaggi, edito da Il Piccolo di Alessandria.
Tommaso è legato alla città, dopo qualche incomprensione con i dominatori spagnoli, si rinfranca con il ritorno dei Savoia dai quali è considerato per essere nominato Gentiluomo di Camera del Re, un’onorificenza non ricompensata in denaro, tuttavia di notevole prestigio personale.
Il privilegio avuto gli permette, nell’arco della nobiltà alessandrina, l’ingresso nell’Ordine della Santa Inquisizione, accolto con favore nell’ambito della Diocesi della nostra città.
L’incarico è prestigioso, in tale ruolo ha il permesso d’aver con se armi, ha l’opportunità di segnalare persone sospette di eresia, nonché altri vantaggi di possente rilievo.
L’amicizia con il Monarca è fraterna, con questo ha il permesso di battezzare il primogenito con il nome del Sovrano: Vittorio Amedeo, una cerimonia sontuosa, parecchi gl’invitati, moltissimi gli aristocratici. Dunque s’è fatto festa pur rimanendo in un ambito sobrio, tipico della migliore tradizione dei Ghilini.
Il patrimonio di famiglia, gestito da Tommaso, è consistente, l’inventario include palazzi, case; il Feudo di Gamalero; di Maranzana; quello di Rivalta Bormida; Sezze, ovvero Sezzadio, da qui il desiderio d’edificare un palazzo grandioso, nel cuore della città per sottolineare il prestigio della Dinastia.
Il centro d’Alessandria, agli inizi del 1700, è popolato da modestissime abitazioni, molte fatiscenti, già acquisite dal Casato per dar vita ad un edificio maestoso qual è l’attuale Palazzo Ghilini, un forte desiderio in sintonia con il prestigio, del resto frequenta la Corte di Torino con disinvoltura, pertanto l’orgoglio non è da meno, oltretutto appoggiato del Sovrano; con la sua verve politica riesce a coronare questo sogno, nonostante le lamentele del Capitolato della Chiesa, timoroso un’eventuale luminosità ridotta di nuova opera, grazie ai disegni dell’architetto Benedetto Alfieri, uno scoglio superato, così le parecchie controversie, gli ostacoli egregiamente raggirati hanno dato libero spazio al cantiere, per costruire in Alessandria la più bella dimora gentilizia.
Franco Montaldo