Il secondo appuntamento primaverile si è svolto sotto un cielo carico di nubi, che non hanno per nulla scoraggiato i partecipanti.
La meta era il Bosco di Roleto, che deve il nome alla presenza di numerose querce, dal piemontese “rul” che significa quercia. Nel bosco i visitatori hanno fanno incontri molto speciali: prima con due “soggetti” tipici pontesturesi, messi in scena in un breve e apprezzato momento teatrale offerto dalla locale “Compagnia della polvere“. L’incontro dell’abitante di Pontestura, più cittadino, con il contadino abitante la cascina fuori paese è stata l’occasione per offrire uno spaccato di vita del passato non troppo remoto, con abitudini, modi di dire, cibi e mestieri rievocati nel dialogo tra i due uomini. Pubblico e attori si sono divertiti richiamando alla memoria parole dialettali utilizzate per descrivere azioni, abitudini e i teneri ricordi dei nonni e degli anziani di paese.
Penetrando nel fitto del Roleto, gli studiosi locali hanno illustrato la storia del bosco che, in origine era una “partecipanza” analoga a quella di Trino, concessa dai Marchesi del Monferrato agli abitanti di Pontestura, per l’aiuto prestato: gli abitanti avevano quindi la possibilità di vincere la sorte, e quindi far legna. Emozionante è stato radunarsi intorno alla grande farnia, soprannominata Robespierre, che ha una circonferenza di oltre 3 metri e una considerevole altezza.
Il successivo incontro, ai limiti di un prato digradante verso la frazione Castagnoni, è stato con il geologo Carlo Giraudi, che ha condotto i partecipanti in un viaggio nel tempo quando le colline erano sommerse nell’antico mare padano. Nel gennaio del 1982 furono scoperti i resti di un antico elefante, che emergevano da un fronte di cava attiva in quel periodo. E le piante? Giraudi ha mostrato i resti di un albero fossile, una ricerca ancora tutta da svolgere potrebbe fornire ulteriori informazioni sul passato di questi luoghi.