Si chiama “Operazione Proteus” ed ha preso il via da un normale controllo nei confronti di promotore finanziario valenzano di circa 50 anni che al rientro dalla Svizzera era stato trovato in possesso di due distinte di prelevamento di denaro da una banca elvetica custodite nella propria auto di cui non ha saputo giustificare la disponibilità di quel denaro. Alla fine è emerso un “giro” che coinvolgeva ben 5 Paesi: Italia, Usa, Germania, Gran Bretagna e Svizzera.
Denunciato alla Procura della Repubblica il promotore finanziario, le indagini dei finanzieri al comando di Andrea Pipoli, si sono concentrate su altri possibili contribuenti che, allo stesso modo, avessero evaso le imposte. Ha preso il via così, una lunga e complessa indagine durata oltre un anno e mezzo che si è conclusa in questi giorni.
Coordinati dalla Procura della Repubblica di Alessandria, i militari hanno quindi individuato diverse posizioni a rischio e hanno eseguito, simultaneamente, 69 perquisizioni presso le sedi legali, amministrative e operative di 34 imprese, dislocate in Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lazio e Marche.
Alla fine sono state 38 le persone denunciate, responsabili di aver presentato, al fine di evadere le imposte sul reddito, una o più dichiarazioni annuali fraudolente mediante l’uso di fatture false, per un importo complessivo di 12.188.943,00 euro.
Di queste 38 persone, però, soltanto il promotore valenzano risiede nella nostra provincia, tutti gli altri sono titolari di aziende sparse in Italia. A carico del valenzano, le Fiamme Gialle hanno accertato un’evasione di 400 mila euro di cui 100 mila evasi con questo sistema ed altri 300 mila con i metodi tradizionali.
COME FUNZIONAVA IL SISTEMA DI EVASIONE
I finanzieri hanno subito capito che il promotore aveva un conto bancario in Svizzera ed hanno cercato di capire in che modo venivano versati questi soldo in Svizzera.
Nel corso della verifica fiscale immediatamente avviata nei suoi confronti, tra le numerose irregolarità, la Guardia di Finanza di Valenza constatava che il promotore aveva occultato parte del proprio reddito, utilizzando fatture emesse a fronte di consulenze, in realtà mai rese, da due imprese con sede nel Delaware (U.S.A.).
Il meccanismo utilizzato dal valenzano e dalle altre aziende sparse in Italia era abbastanza articolato: ricevute le fatture dalle imprese americane per prestazioni inesistenti di cui il valenzano non aveva mai beneficiato, il promotore provvedeva a corrispondere l’importo indicato per il tramite di bonifici bancari verso la Germania e il Regno Unito; il denaro, poi, tranne un compenso pari al 10% di tale importo che i commercialisti americani e svizzeri trattenevano per loro, gli veniva restituito su un conto corrente svizzero a lui intestato, da cui, poco alla volta, prelevava in contanti e riportava le somme in Italia.
Questo consentiva al valenzano e ai titolari delle altre aziende di dedurre notevolmente il reddito su cui pagare le tasse. In pratica le aziende pagavano solo il 10% di commissione ai commercialisti americani e svizzeri a fronte di una percentuale Irpef italiana pari ad oltre il doppio se non il triplo, con evidenti “guadagni” per le aziende.
IL “GIRO” SCOPERTO ANCHE GRAZIE AD INTERNET
In molti casi, la definitiva prova della falsità delle operazioni è stata agevolata dall’utilizzo dei motori di ricerca: buona parte dei documenti tecnici, asseritamente realizzati, a prezzi elevati, appositamente per i proprî clienti dalle imprese americane, erano in realtà, già da tempo, accessibili e gratuitamente disponibili in rete. Grazie alle informazioni registrate su internet, i militari hanno smascherato anche l’amministratore di una società, che aveva simulato una spesa di 270.000,00 euro per la sponsorizzazione dei propri marchi in alcune competizioni sportive di rilevanza internazionale: le immagini delle manifestazioni, contenenti appunto tali loghi, si sono rivelate fotomontaggi, poiché negli stessi scatti fotografici reperiti on-line quei marchi non sono presenti.
RECUPERATI GIA’ 565 MILA EURO
Allo stato attuale, a séguito dell’esecuzione di un sequestro preventivo disposto dal G.I.P. del Tribunale di Alessandria e del ravvedimento di alcuni indagati, che hanno spontaneamente versato le imposte evase, sono stati già recuperati denaro e altre attività finanziarie per oltre 565.000,00 euro; i Reparti del Corpo competenti per territorio, inoltre, procederanno alla constatazione delle violazioni fiscali.
ALTRI PARTICOLARI DELL’INDAGINE
In un caso, inoltre, LA Guardia di Finanza di valenza ha accertato che le false fatture (per quasi 1 milione di euro) avevano consentito la percezione di contributi a fondo perduto e finanziamenti a tasso agevolato erogati dal Ministero dello Sviluppo Economico; mentre l’amministratrice di una società, ora fallita, dovrà rispondere anche di bancarotta fraudolenta, per aver distratto a proprio favore alcune decine di migliaia di euro, violando le legittime aspettative dei creditori.
Uno degli elementi ritenuti decisivi dagli investigatori, e che ha dato nome all’operazione, «Protèus» appunto (con riferimento alla divinità greca dall’aspetto multiforme), è la caratteristica – comune a tutte le società d’oltreoceano coinvolte – di aver manifestato, nel tempo, competenze particolarmente variegate; ciascuna delle 21 società off-shore, infatti, stando alle carte, sarebbe stata in grado di fornire servizi che spaziavano, a seconda delle necessità (documentali) dei clienti, dalla progettazione di circuiti elettrici al controllo qualità di capi d’abbigliamento, dalla redazione di manuali di psicologia del lavoro ad analisi dei mercati finanziarî, dalla consulenza tecnica sulla costruzione di radar allo studio di particolari contratti nel diritto commerciale degli U.S.A., dal disegno di prototipi di protesi ortopediche allo sviluppo di software per il karaoke, da banali servizî di facchinaggio all’elaborazione di complessi progetti per la realizzazione di impianti di saturazione per sottomarini ed altro.
15 dicembre 2011