Un viaggio tra matematica, arte e filosofia dell’intellettuale toscano Roberto Masi
Eccitare l’abisso, si intitola così la prima opera dell’intellettuale toscano Roberto Masi, ed è un abisso che si fa parte e tutto, che rievoca il pensiero del filosofo Friedrich Nietzsche con la massima discrezione e da egli ne prende il meglio della sua idea di oltreuomo, di volontà di potenza e di eterno ritorno.
Da colui, dunque, che spezza il ragionamento logico, che recide quel filo conduttore con il mondo greco, che – in altre parole – va al di là del dionisiaco e dell’apollineo, Roberto Masi parte. E non poteva rivelarsi scelta migliore, perché da quelle profondità di ragionamento si riemerge in superficie con una conspevolezza e leggerezza nuova.
Roberto Masi si spoglia di ogni costrizione e costruzione in questo suo personale viaggio nella logica del dubbio per ritorvarsi nel “qui e ora”. E oserei dire, in un “qui e ora” maturo o se vogliamo consapevole della bellezza dell’esser-ci.
Eppure, tenere in mano questo suo primo saggio, con in copertina un’opera dell’artista umbro, di Città di Castello, Alberto Burri, e per la precisione il suo Cretto Nero G4 del 1975, un po’ allontana dalla lettura. Ci si sente come davanti a qualcosa di nuovo, a una via mai percorsa o a una porta mai aperta, e si rimane lì a osservarne ogni elemento con quel senso di paura e al contempo di fascino e bellezza prima di decidere di “buttarsi” e partire per un viaggio “al centro dell’abisso” accompagnati da una guida capace di eccitarne le sue profondità e di farci riemergere con nuove consapevolezze e intuizioni. Ciò che fa Roberto Masi nel suo saggio è in sé grandioso: unire arte, filosofia e scienza, per tornare a quel sapere onnicomprensivo che con la fine dell’800 ci eravamo lasciati definitivamente alle spalle.
Egli tenta l’impresa e letteratura, arte, filosofia, matematica e scienza tornano a dialogare tra loro per darci la certezza del dubbio. Ed è grazie al ragionamento del matematico Gödel, con i suoi teoremi di incompletezza, che l’autore giunge ad affermare che la verità “è un mutamento e come tale indimostrabile. Non resta quindi che abbandonarsi al becchettio della coscienza, non prima però di aver scongiurato ogni influenza di questa o di quell’altra corrente, sia essa scientifica, filosofica, e men che meno artistica…”.
E se ci domandiamo il perché di questo viaggio, allora infinite sono le risposte come riporta l’autore stesso nel suo saggio, ma in fondo, credo la risposta migliore Roberto Masi la dia verso la fine della sua “esplorazione”, dopo aver compreso l’importanza della fantasia: “Mentre passo con la mia bicicletta si voltano a guardarmi, il loro senso di eternità mi raggiunge lasciandomi addosso un po’ di quella felicità, come fosse l’entropia tra di noi, mentre il calore di quell’amore ceduto ne segna il destino e io fuggo via, consapevole che in parte ha mutato la nostra reciproca coscienza”.
“Roberto Masi, Eccitare l’abisso, Viaggio sentimentale nella logica del dubbio, Homo Scrivens, Napoli, 2020”
Francesca Patton