Un tempo c’erano i quattro quartieri storici del paese, con i propri numeri civici: le strade interne non avevano intitolazione. L’unica via che aveva un nome era la Strada Maestra, o Romea, oggi via Emilia. Questo per secoli, fino alla metà dell’Ottocento, quando da un lato l’aumento dei residenti e dall’altro la rivoluzione dei trasporti portarono la novità di dare un nome alle vie. Il fenomeno fu graduale e motivato anche da eventi importanti. Una delle prime vie ad avere un nome ufficiale, riscontrabile sui documenti d’epoca, fu “via della Stazione”. E’ evidente che si tratta dell’attuale via Roma, decumano maggiore, che taglia perpendicolarmente a metà la via Emilia: si chiamò così a partire dal 1858, quando venne inaugurata la nostra Stazione ferroviaria. Ma questo nome, se durò a lungo nella memoria collettiva, ebbe in realtà vita breve, perché a Roma alle 9 del mattino del XX settembre 1870 accadde un fatto straordinario: si udì prima il segnale di attacco dato dal piemontese Raffaele Cadorna, Generale dell’ esercito italiano, subito dopo rimbombarono le cannonate e si avvertì il crollo del tratto di mura a qualche decina di metri da Porta Pia. Attraverso quella breccia, i bersaglieri e i fanti dell’esercito italiano penetrarono all’interno dello Stato pontificio. I 15.000 soldati di Papa Pio IX non opposero resistenza.
La breccia di Porta Pia diede una rapida svolta alla storia dell’Italia: il dominio temporale dei Papi terminava dopo più di 1000 anni e Roma diventava capitale della nuova Italia, nata attraverso il Risorgimento nazionale. Si realizzava il sogno di Cavour, ma anche quello di Garibaldi (“O Roma o morte!” proclamava ad ogni piè sospinto l’Eroe dei due mondi). Quell’operazione militare pose fine all’annosa “questione romana”, dopo tutta una serie di tira e molla militari e diplomatici. La cosa non finì lì, perché il Papa Pio IX lanciò anatemi e col famoso “Non expedit” proibì ai cattolici di partecipare alla vita politica del giovane Stato, scomunicò il re Vittorio Emanuele II e non si addolcì neppure quando dal governo italiano gli fu assegnato un sostanzioso stipendio (le cosiddette “guarentigie”). Questo stato di belligeranza si attenuò con il patto Gentiloni nel 1913 e fu superato solo nel 1929 dal Concordato fra Stato e Chiesa.
A 150 anni da quell’evento così importante, anche se celebrare le ricorrenze storiche non è più di moda e la baraonda elettorale prende il sopravvento su tutto il resto, è bello sapere che alla conquista di Roma del XX settembre parteciparono anche due Pontecuronesi: Gaspare Feltri, che faceva parte del XV reggimento di Fanteria ( IX Divisione del Gen. Angioletti Brigata Savona del Col. Grossardi) e Andrea Giuseppe Novelli, col reggimento Savoia Cavalleria (sempre nella IX divisione del gen. Angioletti), come risulta dall’elenco dei combattenti stilato dallo storico tortonese G. De Carlini (in Iulia Dertona, 2012 n.1 , II serie, fasc. 104-105).
Così nel 1895, la via della Stazione, seconda per importanza alla via Emilia, diventò via XX settembre e tale rimase fino a quando, negli anni del regime, dopo il famoso Concordato del ’29, per una sorta di evoluzione ‘naturale’, divenne via Roma.
Marialuisa Ricotti
Le fotografie invece sono Claudia Nalin