I brillanti risultati nei campi dell’innovazione, della società, dell’acqua, dell’agricoltura e delle città sostenibili, il bisogno di migliorare alcuni parametri rispetto al resto dell’Italia settentrionale, le azioni in corso per migliorare la qualità dell’aria e bonificare i siti contaminati e l’apertura del laboratorio di Virologia ambientale a La Loggia, l’importanza di conoscere dati essenziali per impostare la nuova stagione 2021-27 dei fondi strutturali europei: questi alcuni degli argomenti affrontati nel corso di “Verso una nuova normalità. Lo sviluppo sostenibile del Piemonte riparte dai dati”, il convegno telematico che questa mattina, nella Sala Trasparenza della Regione, ha racchiuso la presentazione di tre importanti documenti come la Strategia regionale per lo Sviluppo sostenibile, il rapporto Piemonte Economico Sociale 2020 e la Relazione sullo stato dell’ambiente ed ha totalizzato oltre 1400 accessi.
Moderati da Giuseppe Berta, che ha dichiarato che scopo della giornata è portare elementi di analisi e riflessione sulla trasformazione che sta interessando il Piemonte, i lavori sono stati introdotti dal presidente della Regione, Alberto Cirio, che ha esordito affermando che “la pandemia ha insegnato moltissimo a ciascuno di noi, senza distinzioni, ha fatto capire come siamo reciprocamente importanti e preziosi gli uni per gli altri, indipendentemente dalla professione esercitata, perché il sistema si sarebbe inceppato se accanto al nostro straordinario personale sanitario non fossero andati a lavorare anche tutti quelli che hanno garantito servizi essenziali dalla raccolta rifiuti all’apertura dei supermercati”.
Dopo aver ricordato la difficile situazione di partenza ereditata in campo sanitario (carenza di assistenza domiciliare e personale sanitario, scarso investimento negli anni sui servizi di prevenzione e la mancanza di laboratori per l’analisi dei tamponi) e gli sforzi compiuti per costruire quello che non c’era, dall’aumento dei posti di terapia intensiva alla sanità di territorio al ruolo di sentinella affidato ai medici di medicina generale per la prevenzione e gestione in tempi rapidi di un eventuale contagio di ritorno, il presidente ha sostenuto: “È importante partire dai numeri per avere indicazioni su cui progettare il futuro. Numeri che ci dicono che abbiamo la forza per uscire dalla tempesta economica e sociale che ha seguito quella sanitaria. Il Piemonte è al quinto posto tra le migliori Regioni in Italia, con livelli di eccellenza nei campi dell’innovazione, dell’agricoltura sostenibile, dell’utilizzo dell’acqua per produrre energia. Da questi dati ripartiremo. Nei momenti complessi nascono le rivoluzioni positive e a volte dopo una tempesta si scorgono nuovi approdi che mai si sarebbero incontrati se la tempesta non avesse portato fino a lì”.
Sviluppo sostenibile e programmazione
I direttori regionali Paola Casagrande e Stefania Crotta hanno dato risalto all’importanza dei dati e della conoscenza a supporto della programmazione, ancor più per lavorare in momenti difficili come questo. La conoscenza territorializzata a supporto delle decisioni nell’impostazione della nuova stagione 2021-27 dei fondi europei. In quest’ottica la sostenibilità ambientale, sociale ed economica assume un valore trasversale per attuare le politiche della Regione e la comunicazione riveste un’importanza fondamentale per attuare un cambio culturale che permetta a tutti i cittadini di partecipare alle scelte fondamentali sulle strategie di sviluppo del territorio.
Due i concetti chiave per la strategia regionale di sviluppo sostenibile: l’economia circolare, che può accompagnare al raggiungimento della neutralità climatica nel 2050, e la conoscenza territoriale dei dati raccolti da strutture qualificate per una crescita sostenibile, rispettosa delle caratteristiche dell’ambiente in termini di biodiversità, stabilità ecologica, e limitazione delle diseguaglianze sociali.
Piemonte Economico Sociale 2020
“Il periodo trascorso ha certamente fatto emergere le criticità presenti sul territorio piemontese, ma ha evidenziato anche quegli elementi positivi e di forza -delle istituzioni regionali e locali, così come della società civile delle comunità intermedie- a cui occorre guardare per operare un rilancio dell’economia che prenda una direzione diversa rispetto alla traiettoria fino ad ora seguita, che non ripeta gli errori dell’attuale sistema produttivo. L’attenzione alla sostenibilità va in questa direzione”: Michele Rosboch, presidente di Ires Piemonte ha introdotto così la presentazione di Piemonte Economico sociale 2020.
Maurizio Maggi e Chiara Rivoiro hanno illustrato come l’emergenza abbia colpito un sistema sanitario in una fase di trasformazione ancora incompiuta e da accelerare verso un modello “territoriale” e un contesto socio-economico già attraversato da profonde correnti di cambiamento. Qui la sfida tecnologica ha accentuato il divario fra imprese più e meno competitive (recenti indagini dell’Istituto dicono che pur a fronte di un lusinghiero 66% di imprese che ha innovato prodotti o servizi solo un ristretto 10-15% sono considerabili come “tecnologiche”), che gli indicatori del lavoro tengono più per l’invecchiamento e la contrazione demografica che per il rafforzamento della base produttiva e crescono quindi la divergenza fra generazioni (a discapito dei giovani) e l’area della sottooccupazione (2019: 30.000 full-time in meno e 27.00 part-time in più). Inoltre, si mantengono bassi la qualificazione della forza lavoro e di conseguenza le retribuzioni.
I livelli di istruzione sono cresciuti, ma meno degli altri Paesi europei, la partecipazione agli studi è elevata ma con significative differenze tra italiani e stranieri, la dispersione scolastica esplicita (abbandono) diminuisce, ma quella implicita segnala rilevanti divari fra famiglie povere e ricche. Resta il ritardo nella percentuale di laureati, ma con una crescita superiore a quasi tutte le altre regioni italiane: 10 anni fa gli iscritti all’Università erano circa 100.000, oggi sono 120.000 e il Piemonte è più attrattivo, tanto da aver invertito il saldo tra ingressi (36.000 nel 2018/19) e uscite (22.000).
Altri temi trattati sono stati lo spazio esistente per una società più a misura di anziano (partecipazione, salute, formazione continua, sicurezza, modelli di pensionamento innovativi), e la l sfida dell’immigrazione, che ha visto il Piemonte, come tutta l’Italia, attrarre soprattutto basse qualifiche, come braccianti agricoli, colf e badanti, e scontare l’assenza di una visione generale nazionale.
Infine, è stato rilevato che la capacità attuativa dei vari livelli di governo non è sempre adeguata ai tempi delle sfide, in quanto sono spesso troppo lunghi quelli per passare dalla decisione politica di un intervento alla sua realizzazione. Nella ricostruzione sarà vitale agire con un disegno che usi le risorse pubbliche per mobilitare quelle private: ma deve essere chiaro che una burocrazia efficiente è la spina dorsale di una democrazia autorevole, ma per migliorarla bisogna investirci.
La relazione completa è su
https://www.ires.piemonte.it/relazione2020/RelazioneAnnuale2020_12giu.pdf
Relazione sullo stato dell’ambiente
Arpa Piemonte ha presentato i dati sull’ambiente del 2019 e del lockdown 2020.
“I dati della qualità dell’aria misurati durante il periodo del lockdown indicano che la drastica riduzione del traffico stradale ha avuto un impatto per gli ossidi di azoto che è sensibilmente diminuito, mentre i PM10 non hanno avuto una incidenza significativa come si poteva pensare. Così come le acque del Po che pur sembrando più cristalline non hanno riscontrato valori differenti rispetto ai cinque anni precedenti nello stesso periodo – ha sottolineato il direttore generale di Arpa Piemonte Angelo Robotto commentando i dati dell’ambiente in Piemonte durante il periodo di chiusura – E’ fondamentale fare analisi e prendere decisioni sulla base di dati scientifici come quelli di Arpa Piemonte. Dati che derivano da una rete gestita dell’Agenzia, da stazioni complesse, da professionalità, da analisi di laboratorio”. Il direttore ha anche evidenziato che Arpa “sta lavorando per dare vita al primo laboratorio di Virologia ambientale delle Agenzie regionali di Protezione ambientale d’Italia, una struttura all’avanguardia con metodologie scientifiche standardizzate che valorizzerà sia il patrimonio sia le professionalità dell’Agenzia e che darà risposte a domande che al momento attuale non ne hanno, sia a supporto dell’ambiente che della sanità”.
I dati del 2019
Il 2019 è stato in Piemonte il 5° anno più caldo degli ultimi 62, con una temperatura media di circa 10,6°C e un’anomalia termica media attorno a +1,5°C rispetto alla climatologia del periodo 1971-2000. L’apporto delle precipitazioni totali annue è stato pari a 1.295 mm, con un surplus rispetto alla climatologia del 1971-2000 di 245 mm (pari al 23%). Da metà ottobre a fine novembre, l’anomalia di precipitazione è passata da -25% a +20% rispetto alla media annua, grazie a due eventi pluviometrici intensi.
Sebbene negli ultimi decenni le emissioni di molti inquinanti atmosferici siano diminuite in modo sostanziale, i livelli di alcuni di essi risultano ancora troppo elevati e i problemi legati alla qualità dell’aria persistono. Nonostante il 2019 sia risultato, come il 2018, un anno con valori di PM10 tra i più bassi misurati storicamente in Piemonte e il valore limite annuale del PM10 sia stato rispettato in tutto il territorio, il limite giornaliero è stato superato in circa il 39% delle stazioni. I valori più elevato di biossido di azoto (NO2) sono stati misurati prevalentemente nelle stazioni di intenso traffico veicolare come Torino-Consolata e Collegno-Francia (TO). L’ozono, inquinante prevalentemente estivo, ha evidenziato un peggioramento dei dati e il valore obiettivo a lungo termine sulle 8 ore risulta superato nell’83% delle stazioni della rete.
Infine, il territorio. Il consumo di suolo è stimato al 6,78 % della superficie totale regionale e risulta inferiore al dato nazionale, che si colloca al 7.64%, ed è tra i più bassi dell’Italia settentrionale (in Lombardia è al 13,01%,in Liguria all’8,32%. L’incremento di suolo consumato nel 2018 è stato di 223 ettari, denotando una flessione di tale valore sia rispetto al 2017 sia al 2016. I siti contaminati censiti sull’intero territorio regionale sono 1.832, di cui 838 con procedimento attivo e 994 conclusi (dato aggiornato al 1° marzo 2020). I procedimenti conclusi risultano più numerosi dei procedimenti attivi, consolidando un andamento positivo registrato negli ultimi anni, con un tasso di crescita maggiore nel caso dei procedimenti conclusi. La situazione è peraltro destinata a migliorare ulteriormente in considerazione del fatto che alcuni procedimenti risultano formalmente ancora attivi ma sono in atto unicamente i monitoraggi post operam, necessari per arrivare alla certificazione finale di avvenuta bonifica del sito.
La relazione completa è su http://www.arpa.piemonte.it/news/lambiente-in-piemonte-i-dati-del-2019-e-del-lockdown
A concludere i lavori è stato l’assessore regionale all’Ambiente, Innovazione e Ricerca, Matteo Marnati: “Nell’emergenza Coronavirus il Piemonte si è dimostrato virtuoso sul fronte della sostenibilità ma c’è ancora tanto lavoro da fare sebbene da un fatto negativo siamo riusciti a far emergere azioni positive. Se non ci fosse stato il pubblico, molte cose non sarebbero state fatte: abbiamo dovuto rimanere in piedi con le nostre forze, e si è creato un legame più forte fra sanità regionale, Università, forze dell’ordine e centri di ricerca. Dobbiamo continuare a fare ricerca e investire, l’Italia non l’ha fatto abbastanza nel passato, ma abbiamo visto quanto sia importante: durante la pandemia abbiamo prodotto 30 tonnellate di gel igienizzante e fabbricato i reagenti che mancavano per l’analisi dei tamponi. Da questa criticità si è creata anche una grande opportunità, come il laboratorio che stiamo per inaugurare a La Loggia, che sarà all’avanguardia in Europa”.
Marnati ha inoltre sostenuto che “il lockdown ci ha fornito dei dati unici, a partire da quelli sull’inquinamento dell’aria in assenza di traffico stradale, dai quali risulta che per le polveri sottili il problema non sono le auto, e dobbiamo usare per cambiare paradigma e conciliare l’aspetto economico con quello ambientale. Entro due o tre anni avremo in Piemonte i primi treni a idrogeno e intendiamo puntare molto sulla risorsa acqua, costruendo nuovi invasi per non sperperare quello che la natura ci ha dato”.
Il webinar è pubblicato integralmente suhttps://www.facebook.com/regione.piemonte.official/