Lo ammetto: io, Giulia Quaranta Provenzano, sono sempre stata affascinata dall’ascoltare le voci. Non aver di fronte una persona, magari non averla manco mai vista ma quale unico canale (almeno, all’inizio) poter udire come si esprime a parole orali riesce a stimolare la mia fantasia e la mia più viva, attenta esploratrice, analitica e al contempo istintiva curiosità …In fin dei conti difatti tal mezzo per comunicare è relativo alla bocca, porta importante delle più ime ed intime stanze tra mente, anima e petto no?! Ecco forse perché, fra le Arti, oltre a quelle visive e alla scrittura anche la Musica l’adoro. In tarda serata e notte, poi soprattutto, scivolare tra le stelle con le cuffiette ad aquiloni è un piacere di cui difficilmente potrei fare a meno. Suoni che corteggiano lettere, lettere che fanno all’amore con armonie esprimono ciò che differentemente non riesce – dalla sottoscritta, se non da altri – invero altrimenti ad essere detto e percepito in maniera esauriente nell’avvolgente e viscerale profondità dell’impossibile da tacere e che tuttavia soltanto nel silenzio dell’aurorale e d’un tramonto si può toccare e forte sentir vibrare in tutta la sua non definitiva e non ingabbiabile intensità prima ed ultima. 

Debbo inoltre confessare che con alcuni cantanti mi pare davvero di trovarmi sulla medesima lunghezza d’onde. È come se avessero sbirciato tra gli spartiti del mio provare, emozioni, sentimenti per restituirli amplificati e condivisibili, chissà se universali, al mondo. Mr. Rain con i suoi “Fiori di Chernobyl”, ad esempio, mi commuove sino al magone. È allora che chiudo gli occhi e mi sembra di venir risucchiata dentro la melodia e le frasi a disseminati abeti tra il blu, l’antracite e l’immacolato bianco in bagliori a flash per chi le mani e il cuore se l’è sporcati così tante volte da averne perso la misura. C’è una persona che mi si materializza davanti quando “assisto” il ritmo e le note a coincidere col battito – non ha bisogno di essere nominata, questa persona lo sa che mi riferisco a lei al di là d’ogni riservatezza per cui neppure io conosco quale il suo pensiero a proposito. 


Mi viene letteralmente come una fitta al centro del costato, a trafiggerlo, la sento tangibile e poi subito un balzo dallo stomaco fino in gola; percepisco infine una potente carica propria del motivazionale a sostenere la costanza e la passione (giacché se non sussiste motivazione non c’è nemmeno costanza) ché ella in-ispècie è solo di chi vuole di continuo preservare la capacità si sorprendersi e sorridere al di sopra di ogni cosa, ove e perché. Grazie!… semplicemente appunto <<(…) Sei tutte quelle cose che non riesco mai a dire (…)>> ma troverai di certo nell’esplorazione di tali pieghe del cuore di colei che è abituata a stare dietro all’obiettivo e piuttosto a farsi cogliere fra i versi, le forme e i colori perché <<(…) Tu mi hai insegnato che si cade per rinascere/ Che un uomo è forte quando impara ad essere fragile (…)>>.

Giulia Quaranta Provenzano