Alla Residenza per anziani “Leandro Lisino” (nella foto in alto) è stato isolato un intero reparto mentre alla Casa di Riposo Cora Kennedy un’anziana. Se avessimo voluto fare dei click questo sarebbe stato il titolo dell’articolo ma, pur essendo la verità, avrebbe fornito un’idea distorta di quanto sta succedendo all’interno delle due strutture e soprattutto distorta della realtà, seminando allarmismo e inutili preoccupazioni per due situazioni che, invece, come abbiamo appurato, sono assolutamente “normali” (se si può parlare di “normalità” in questo periodo), sotto controllo e gestite con la massima accuratezza.
Lo scriviamo perché in questi giorni le voci che si rincorrono a Tortona e nei dintorni sono davvero tante e le segnalazioni che arrivano in redazione sono talmente numerose e di ogni genere che è quanto mai necessario fare chiarezza e spiegare – attraverso la verità che è inconfutabile – come si può gestire una situazione di emergenza come questa che coinvolge tutta la popolazione e tutte le strutture della nostra società.
Ma andiamo con ordine.
Per chi non lo sapesse alla Residenza “Leandro Lisino” gestita dalla Cooperativa Bios guidata da Marì Chiapuzzo, c’è un reparto di “Continuità Assistenziale” che ospita malati provenienti dall’ospedale di Tortona e non solo, che qui terminano la loro convalescenza.
Visto ciò che è accaduto negli ospedali di Tortona e Novi Ligure dove nei giorni scorsi persone affette da Coronavirus hanno obbligato alla chiusura di alcuni reparti e alla messa in quarantena di malati e personale sanitario, è apparso subito chiaro il rischio che una diffusione del virus potesse interessare parte della struttura e degli ospiti presenti.
Si è parlato di due casi sospetti di Coronavirus all’interno della struttura e il responsabile sanitario della stessa, Beniamino Palenzona, illustre medico tortonese già primario del reparto di Rianimazione all’ospedale di Tortona e professionista molto stimato per le sue indubbie capacità, si era subito attivato chiedendo di effettuare il tampone a numerosi ospiti della Residenza per verificare eventuali infezioni da Coronavirus ma, purtroppo, le norme sul tampone sono stringenti e non è possibile effettuarlo a quelle persone.
Purtroppo solo effettuando il tampone si riesce a distinguere se una persona (anche asintomatica) sia affetta da Coronavirus o meno, e se eventuali sintomi (febbre, spossatezza, difficoltà respiratorie e altro) siano riconducibili al virus oppure ad influenza, malattie da raffreddamento o altro.
In assenza di tampone tutti gli ospiti di quel reparto teoricamente potrebbero essere tutti malati, tutti sani o in parte sani e in parte malati.
Come ha agito allora, la direzione sanitaria della Lisino per tutelare la salute di TUTTI gli ospiti della Lisino e anche quella del personale e degli operatori che lavorano all’interno?
La risposta ce la fornisce direttamente il direttore sanitario della struttura: “Abbiamo la fortuna – dice Beniamino Palenzona – che questo reparto è diviso dagli altri, ma non solo:abbiamo attivato tutte le procedure di isolamento della “Continuità Assistenziale” consentendone l’ingresso solo al personale autorizzato.”
Per evitare possibili contagi agli altri ospiti della “Lisino” però Mino Palenzona, però ha preso anche altri accorgimenti: “Oltre a costituire un blocco separato – ha aggiunto il medico – il reparto di Continuità Assistenziale è stato considerato ‘zona rossa’ con tutto ciò che ne consegue. Il personale che lavora all’interno di quel reparto (3 infermieri e 8 oss) non si sposta in altri reparti ed opera solo in quella zona. Non solo, ma tutto il personale che entra lo fa con i dispositivi di protezione individuale (DPI) come quelli che vedete in televisione per garantire la loro sicurezza. Insomma abbiamo preso tutti gli accorgimenti necessari per garantire agli operatori e non soltanto a loro, di essere sicuri.”
All’interno della Continuità assistenziale ci sono attualmente ricoverate 20 persone ognuna isolata dagli altri per garantire maggiore sicurezza. La “Lisino” ovviamente non poteva e non può – per contratto – rifiutare i ricoveri provenienti dagli ospedali ma la direzione sta cercando ridurre il numero da 20 a 14.
I tamponi per il Coronavirus visto che in base alla normativa non vengono effettuati quando gli ospiti arrivano dagli ospedali, naturalmente non vengono nemmeno fatti quando questi vengono dimessi.
Il dubbio che sorge, a questo punto è se sia possibile che vengano dimessi pazienti affetti da Coronavirus.
La risposta del dottor Palenzona é chiarissima: “Innanzi tutto – conclude – la permanenza di un malato all’interno del reparto di Continuità Assistenziale dura come minino 20 giorni, periodo in cui la persona, vista la situazione di emergenza da Covic-19, vive in una camera singola, isolata da tutti e non ha contatti personali con nessuno se non con il personale che però come abbiamo detto è munito dei vari dispositivi DPI anti infezione per cui vive praticamente un periodo superiore alla quarantena prevista in questi casi e quando viene dimesso per andare a casa o in un’altra struttura, le sue condizioni di salute, ovviamente devono essere buone, per cui non c’è alcun rischio di contagio.”
I parenti delle persone ospiti della Residenza “Leandro Lisino” gli operatori e tutte le persone che in qualche modo hanno a che fare con la struttura, quindi possono stare più che tranquille perché all’interno si sta operando nel migliore dei modi e la presenza di un professionista qualificato come Beniamimo Palenzona è la prima garanzia assoluta.
LA CASA DI RIPOSO CORA KENNEDY SADA
Molto diversa, rispetto alla Residenza “Leandro Lisino” è la Casa di Riposo Cora Kennedy Sada che il Comune ha dato in gestione ad una società privata ma di cui, ovviamente, mantiene la supervisione.
Qui, come in tutte le altre Case di Risposo, il pericolo non sono i malati provenienti dall’ospedale come alla “Lisino” ma parenti e persone provenienti da fuori che vengono a contatto con gli anziani ricoverati all’interno della struttura che, essendo soggetti deboli e affetti da patologie sono potenzialmente molto a rischio, nei confronti dei quali il Covid-19 potrebbe avere effetti devastanti, come già accaduto nei giorni scorsi, nei confronti di alcuni anziani ospiti del centro “Mater Dei”.
la situazione al Cora Kennedy Sada in via Barabino, però, come confermano in Municipio, è abbastanza tranquilla e sotto controllo: una persona è stata ricoverata in ospedale ed è risultata poi positiva a Coronavirus, ma è molto probabile che non lo abbia contratto all’interno della struttura perché sotto questo aspetto, tutti gli ospiti stanno bene e nessuno ha avuto sintomi riconducibili ad infezione da Coronavirus.
“All’interno del Cora Kennedy però – dicono in Comune a Tortona – c’è una donna che pur non avendo sintomi è stata messa in isolamento perché il figlio è stato ricoverato in ospedale ad Alessandria per infezione da Coronavirus.”
Non è stato possibile appurare se il figlio sia stato a trovarla i giorni prima del ricovero in ospedale, ma per precauzione la donna è stata messa in quarantena e vi rimarrà fino a quando non saranno passati i fatidici 14 giorni.