Mercoledì 20 novembre lezione in Pinacoteca per la classe 5AR Amministrazione, Finanza e Marketing dell’I.I.S. Marconi.
La Pinacoteca, autentico scrigno pieno di tesori e vanto della città, è stata istituita nel 2012 e custodisce una vasta raccolta di opere dei più importanti artisti divisionisti, da uno dei più celebri, Giuseppe Pellizza da Volpedo, ad altri apprezzati autori come Angelo Barabino, Giovanni Segantini, Angelo Morbelli e Plinio Nomellini.
Il Divisionismo è una tecnica pittorica che prende spunto da quegli stessi studi e trattati scientifici francesi che hanno ispirato l’Impressionismo, secondo i quali i colori separati e divisi offrono una sintesi additiva di luce, creando quindi un effetto luminoso di grande profondità.
Senza mai definirsi come movimento vero e proprio, il Divisionismo si sviluppa principalmente nel Nord Italia tra il 1891 e il 1920, influenzando anche artisti dell’area Laziale. Lo spartiacque cronologico è sicuramente il 1898, anno della “rivolta del pane”, soppressa dal Generale Bava Beccaris, ma sostenuta da molti autori divisionisti che, da lì a pochi mesi, sarebbero stati arrestati creando incertezze e paura nell’ambito della corrente stessa.
Tra i temi principali delle opere divisioniste spicca la condizione del lavoratore nella nuova società industriale, così prospera e ricca di speranze, ma in realtà permeata dal disagio sociale delle masse popolari, in particolare quelle contadine ed operaie.
Altri temi ricorrenti sono le migrazioni, perenni o stagionali, il lavoro minorile e la fame delle masse, quest’ultimo rappresentato con particolare sensibilità da Angelo Longoni.
Dopo un’esauriente introduzione all’argomento, la visita, guidata da un’ esperta, è proseguita con l’analisi di molte opere, pre-divisioniste e divisioniste, tra quelle esposte, tutte fortemente ispirate da una nuova coscienza morale e civile.
Così, ne “La dama dell’emigrato”, “La signora Battegazzore” e “La signora Sofia Abbiati” di Pelizza da Volpedo, la diversa appartenenza sociale delle tre figure femminili è sensibilmente caratterizzata, mentre ne “Il ponte”, opera completata tra il 1904-1906, lo stesso autore dipinge una scena di accesa denuncia sociale a favore degli uomini costretti a trasportare i sassi per costruire le case, ed Angelo Morbelli, altro grande artista originario del territorio, si concentra invece su un tema ben specifico e non meno drammatico: la condizione di abbandono e solitudine nelle case di riposo e nelle mense.
Al termine di questa interessante percorso attraverso gli “anni divisionisti”, gli studenti si è soffermati su un quadro particolare, per poterlo analizzare in modo più approfondito: “Lo sciopero” di Plinio Nomellini. Quest’opera, un olio su tela di 29×40,6 cm del 1889, fa da ideale contraltare al più celebre “Quarto Stato” di Pellizza da Volpedo. In entrambe le tele, seppur diverse quanto a dimensioni, è espressa la condizione dei lavoratori, che, presa coscienza del proprio valore e del proprio ruolo sociale, esigono di vedere riconosciuti e rispettati i loro diritti.
Altre analogie tra i due quadri, seppur con differenze sostanziali, sono le figure dei due uomini in primo piano, le persone disarmate con le mani alzate in segno di protesta pacifica e le figure dei bambini.
Sullo sfondo de “Lo sciopero” si intravvede una fabbrica, mentre nel “Quarto Stato” lo sfondo è buio, un buio che è quasi l’identità anonima all’opera: Pellizza vuole, infatti, rappresentare tutta la classe contadina nella sua dimensione mondiale ed assoluta.
Noi studenti abbiamo trovato estremamente interessante l’identificazione del contesto storico che presiede alle due opere che, seppur realizzate nello stesso periodo, illustrano in maniera significativa l’impegno e la singola visione dei due autori nei confronti del problema sociale.
Luigi GRILLO – 5^AR Amministrazione, Finanza e Marketing