La Cgil contesta la decisione presa dal Comune di Tortona di chiudere a fine anno l’Azienda Multiservizi Tortonesi e di affidare tutti i servizi svolti dal soggetto pubblico (l’ATM) ai privati.
“I cittadini di Tortona devono essere contenti di questa decisione? – dice il responsabile locale della Cgil di Tortona, Sabatino Saggese – A leggere le dichiarazioni dell’assessore competente sembra di si. Ci sarà un risparmio per le casse comunali(cioè per cittadini, almeno quelli che pagano le tasse) di 640 mila euro,derivanti dalle varie attività (sgombero neve,parcheggi,tributi,recupero evasione ,casa di riposo,servizi socio educativi e trasporto alunni). Perchè i cittadini dovrebbero essere contenti?”
Secondo Saggese affidare a privati le attività che coinvolgono la vita di ciascuno di noi non sempre significa migliorare il servizio, anzi.
“Dove è dimostrato che i privati fanno funzionare meglio i servizi? – chiede il responsabile della Cgil – La Giunta di Tortona è in grado di indicare esperienze simili in qualche città italiana? Giustificare la vendita perché obbligati dalla legge non è convincente ed è utile ricordare che la volontà della maggioranza dei cittadini al referendum si è espressa in modo netto. Perché non si è rispettosi della volontà dei cittadini? L’altra giustificazione è il risparmio:siamo in crisi,le casse comunali sono vuote e questi servizi non ce li possiamo permettere,se i cittadini vogliono ancora averli li possono comprare dai privati risparmiando. A qualità invariata si sostiene. Peccato che tutte le esperienze dimostrano esattamente il contrario!”
Secondo Saggese gli effetti di queste vendite produrranno meno solidarietà e coesione sociale, meno posti di lavoro e per di più precari; con costi maggiori per i cittadini.
“Abbiamo provato più volte – conclude Saggese – a dire al Sindaco che era necessario confrontarsi per cercare le soluzioni migliori. Ci è stata negata la possibilità pur in presenza di un protocollo di relazioni sindacali che lo stabiliva. Possono essere contenti i tortonesi? Oggi certamente non lo sono gli educatori che hanno perso il lavoro(e stiamo provvedendo alla loro tutela) e forse neanche quelli che sono rimasti visto che stanno continuando a far funzionare i servizi con rapporto di lavoro sempre precario e con meno salario.”
24 novembre 2011