Un racconto agghiacciante per un grave episodio di cronaca che rimarrà per sempre scolpito nella memoria del giovane tortonese che ha subito la violenza e, anche se cercherà di dimenticarlo, inevitabilmente questo tornerà a galla tutte le volte che passerà lungo i giardini di viale Piave o si recherà alla stazione di Tortona, per salire su un treno.
Ci riferiamo all’aggressione avvenuta nei giorni scorsi ai giardini della stazione di Tortona ad opera di due marocchini nei confronti di altrettanti giovani tortonesi di cui abbiamo scritto in QUESTO ARTICOLO.
Per un banale errore di battitura, nel comunicato stampa diramato dalle forze dell’ordine, era riportato che le vittime dell’aggressione e della rapina erano un ragazzo di 26 anni e UNA RAGAZZA di 29, ma in realtà si tratta di due maschi e il 29enne ci ha contattato per ristabilire la verità.
Diciamo subito che, a differenza di altri colleghi, noi abbiamo una certa sensibilità e per questo motivo non indicheremo le generalità della vittima. E questo non solo perché sarebbe una palese violazione alla legge sulla privacy passibile di querela di parte ma, soprattutto, perché pubblicarne solo il nome (per non parlare di altri dettagli) potrebbe mettere a rischio la stessa incolumità del giovane tortonese vittima dell’aggressione che potrebbe avere delle ritorsioni da parte di quei delinquenti che lo hanno picchiato.
Cogliamo l’occasione per condannare pubblicamente tutti quei giornalisti che non hanno questa sensibilità nei confronti di chi è già stato vittima di una brutale violenza come quella subita dal tortonese e, in spregio ad ogni sensibilità e logica umana, divulgano dati sensibili che invece andrebbero tutelati. Colleghi che lo fanno, forse approfittando del fatto che la maggior parte delle persone difficilmente querela un giornale per questo motivo.
Il giovane 29 enne è rimasto profondamente scosso dall’episodio e a distanza di giorni, la sua voce è ancora palesemente innaturale ogni volta che ricorda quanto accaduto.
“Era domenica sera – racconta – era erano le 22,30. Io e il mio amico di 26 anni stiamo passeggiando per la città chiacchierando del più e del meno quando, dopo aver attraversato corso Romita, imbocchiamo viale Piave, quello che porta alla stazione di Tortona. A metà del viale, seduta su una panchina troviamo una ragazza che sta piangendo.”
I due giovani non lo sanno ancora ma si tratta di una giovane marocchina di 22 anni residente in provincia di Cuneo, complice dei due aggressori e utilizza questo stratagemma per distrarre i due tortonesi.
“La ragazza piangeva – continua nel suo racconto il 29enne – e il mio amico si avvicina chiedendole se avesse bisogno di aiuto. Neppure il tempo di sentire la risposta che alle nostre spalle sbucano due grossi individui (due marocchini di 24 e 27 anni senza fissa dimora – ndr) fisicamente molto più grossi di noi che iniziano a insultarci minacciandoci di morte. Non facciamo in tempo a scappare che iniziano ad aggredirci e a picchiarci. Vedo il mio amico che riceve una testata e dopo un istante il mio aggressore che prima mi sferra un pugno al mento e poi mi colpisce alla tempia, facendomi cadere in terra gli occhiali.”
Il 29enne è frastornato e malgrado tutto il dolore che avverte in corpo riesce a raccogliere gli occhiali e inizia a scappare.
“Avevo paura – aggiunge – inutile nasconderlo. Ho pensato che se avessi reagito, vista la sua prestanza fisica, avrebbe potuto ammazzarmi e così sono scappato verso piazza Delle Erbe. Lui ha iniziato ad inseguirmi: era dietro di me e gridava che mi avrebbe ammazzato. Non sapevo cosa fare e dove andare, poi mi sono ricordato che vicino al tribunale c’erano dei locali aperti. Mi sono messo a correre con tutte le mie forze e lui ha continuato ad inseguirmi fino a quando non ho raggiunto il ristorante “La pace”. Sono entrato e ho spiegato ai presenti quello che era successo. Col telefono cellulare ho dato subito l’allarme chiamando subito il 112, però avevo paura di uscire dal locale: pensavo fosse fuori ad aspettarmi per picchiarmi ancora e rapinarmi e non sapevo cosa fare.”
Il giovane tortonese, allora, decide di chiamare al cellulare altri due suoi amici che erano in città, i quali passano a prenderlo davanti al ristorante dopo pochi minuti, lo fanno salire in auto e raggiungono il luogo dell’aggressione.
“Ero preoccupato per il mio amico che era rimasto là, in balia dell’altro malvivente – continua nel suo racconto il giovane di Tortona – non sapevo cosa gli fosse successo e se fosse ancora vivo. Per fortuna quando siamo arrivati i Carabinieri di Tortona erano già sul posto, insieme al mio amico e così ho tirato un sospiro di sollievo.”
Il giovane, a quel punto è stato trasportato al Pronto Soccorso di Tortona e dopo le cure, insieme all’amico, ha raggiunto la caserma dei carabinieri di Tortona, dove nel frattempo due degli aggressori, cioé la ragazza e il marocchino che aveva aggredito il suo amico erano già stati arrestati. Poco dopo anche il terzo, quello che lo aveva aggredito viene preso. I tre stranieri vengono riconosciuti dalle vittime e solo verso le quattro del mattino, al termine delle formalità di rito, i due giovani tortonesi posso rientrare a casa.
“E’ stata davvero brutta – conclude il 29enne – quando ho visto i due marocchini molti più grossi e forti di noi che ci hanno assalito insultandoci e minacciandoci di morte ho fatto appena in tempo a pensare ‘qui finisce male’ che subito sono stato preso a pugni e a quel punto non immaginavo come sarebbe andata a finire.”
E dopo l’aggressione da parte dei due sconosciuti, anche la beffa: “Nei giorni successivi – conclude il giovane – mi sono anche sentito un po’ preso in giro leggendo i giornali dove si diceva che ero una ragazza e qualcuno ha scritto anche che si trattava di due fidanzati. Credo sia giusto ristabilire la verità. Adesso cercherò di dimenticare ma sarà difficile, anche perché devo prendere spesso il treno e passare nuovamente in quella zona non sarà facile perché mi ricorderà sempre quello che è successo.”