L’idea potrebbe far sussultare i critici e gli esperti d’arte, ma come negare che anche i prodotti dell’agricoltura e del territorio, quando sono il frutto di tradizioni secolari, magari pazientemente ricostituite, del lavoro e della passione di chi li produce, non siano anch’essi vere “opere d’arte”? Non la pennellata del pittore o la maestria dell’architetto, ma il dosaggio sapiente di tempi, procedimenti, sacrifici ed esperienza creano capolavori di assoluta unicità, semplici, ma apprezzati universalmente: un buon vino, un pane fragrante, frutti o altri prodotti della terra, dimenticati ed ora ritrovati, spesso grazie alla volontà di imprenditori, a volte molto giovani, capaci di coniugare una mentalità “green” con l’uso delle nuove tecnologie e i saperi più antichi con la moderna logica dell’economia circolare.
Noi studenti dell’ I.I.S. Marconi che, grazie alla “Delegazione del tortonese” della Società Italiana per la Protezione dei Beni Culturali, partecipiamo al progetto “Beni Culturali – Cuore dell’Umanità”, abbiamo dedicato l’intera mattinata di sabato 13 aprile alla ricerca di questi tesori che, a buon titolo, fanno onore alla cultura e all’identità del territorio ed abbiamo scoperto, proprio alle porte di Tortona, due veri “gioielli” di operosità e ricerca qualitativa.
A Castelnuovo Scrivia abbiamo visitato Elilu, un’azienda biologica che ha scelto di lavorare direttamente con il consumatore, facendo di una filosofia di vita una scommessa imprenditoriale vincente. La titolare, Elisa Gastaldi, ci ha accolti in quella che è davvero una “Scuola di Multifunzionalità Agricola Familiare” e ci ha accompagnati in un affascinante percorso di scoperte tutte all’insegna della sostenibilità ambientale e dell’etica produttiva. Tutto, in Elilu, cresce e si sviluppa in armonia: le vacche di pregiata razza VOT (Varzese Ottonese Tortonese) vivono serene insieme a cavalli, suini della razza Nera di Garlasco e galline Bionde Piemontesi che danno prodotti di altissima qualità; i frutteti nani prosperano in mezzo ai profumi delle erbe officinali dell’orto sinergico, senza che pesticidi o anticrittogamici li sfiorino, e la stessa antica sapienza protegge efficacemente da parassiti e malattie i gelsi, 20 tipi diversi di viti, le rose e due meravigliosi grani, uno duro, il ”Senatore Cappelli”, e uno tenero, il “San Pastore”, le cui farine, macinate a pietra e conservate secondo i più rigorosi dettami dell’agricoltura biologica, servono alla preparazione di squisiti prodotti, come le focacce al rosmarino, i biscotti e il saporitissimo e fragrante Pane Grosso di Tortona, creato a ricordo del grosso fatto coniare da Federico II, con cui ci siamo golosamente rifocillati al termine della visita.
Seconda tappa della nostra “caccia ai tesori” l’azienda vitivinicola “La Colombera” di Vho, dove la simpatia e l’allegria di Elisa e Lorenzo Semino ci hanno contagiati e ci hanno fatto conoscere un’altra realtà di eccellenza: quella della leggenda dei Colli Tortonesi, il Timorasso, che, insieme ad altri vini sempre più apprezzati e ricercati, soprattutto all’estero, sono un esempio riuscito di presa di coscienza del proprio lavoro, di filiera responsabile e di identificazione del territorio. 23 Ettari di vigne curate con dedizione, più di 80.000 bottiglie di produzione annua, fanno di questa “piccola”, ma “agguerrita” azienda, un vero luogo di conservazione, produzione e di tutela di Beni Culturali, quelli che ci permettono di nutrirci e di vivere bene e che fanno grande la tradizione produttiva del Paese.
Teresa Maria BAGGINI – 3^AR Amministrazione, Finanza e Marketing