Tortona specchio dei tempi? La presenza del Sindaco Bardone (espressione del centrosinistra) insieme all’Assessore alla sicurezza Bianchi, nipote del compianto Adriano, comandante partigiano e medaglia d’argento della Resistenza, posizionati a metà nel percorso tra Via Carducci (dove si svolgeva la manifestazione antifascista dell’ANPI) e Via Pellizzari (dove veniva inaugurata la sede elettorale di Casapound) dovrebbe essere vista oltre il dovere imposto dal ruolo istituzionale nell’essere a fianco delle forze dell’ordine.
Bardone e Bianchi né si sono affiliati ad una fazione né all’altra, e nemmeno ne hanno preso le distanze: hanno fatto ciò che doveva fare chi detiene la responsabilità ed il governo della città. Esserci. Essere presenti. A metà del percorso. Una presenza che da sè fungeva da deterrente nel stemperare la tensione che si respirava nell’aria.
Una presenza che da sola bastava per ricordare a tutti che Tortona non è disposta a farsi imbrattare da forme smidollate di fanatismo, sia da una parte che dall’altra, da desideri di tafferugli e zuffe, di provocazioni e bassa dialettica.
No, Tortona non è disposta a far da palcoscenico a queste recite e nemmeno a storpiate rievocazioni.
La storia ha fatto il suo corso, ma la storia è stata scritta dai vincitori intingendo la penna nel sangue dei vinti, oltre che nel calamaio. Questo va ricordato!
Così, mentre i manifestanti antifascisti citavano passaggi tratti dal libro dell’Avvocato Adriano Bianchi sulla resistenza, il nipote Lorenzo era là nel mezzo, a metà percorso tra il corteo e l’inaugurazione di una sede di partito che ha, democraticamente, pieno titolo e diritto di poterlo fare.
Evidentemente la dirittura morale e l’onestà intellettuale fanno parte del retaggio genetico ereditario di questa famiglia, e questo è un grande conforto, in un’epoca dove sembrano essere dominanti solo i geni dell’aggressività.