Alle prime ore del mattino del 18 giugno 2018, circa 60 militari del Comando Provinciale Carabinieri con il supporto di 20 militari 1° Regimento Carabinieri “Piemonte” di Moncalieri (TO) e gli Ispettori dell’Arma e quelli civili dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Asti – Alessandria, nell’ambito dell’attività finalizzata al contrasto dei fenomeni del “caporalato” e del “lavoro nero”, la cui presenza nella Provincia alessandrina era stata riscontrata a seguito di preliminare attività info/investigativa condotta nelle settimane precedenti mediante mirati servizi di osservazione, controllo e pedinamento, hanno proceduto all’identificazione di 52 persone, tutte di nazionalità extracomunitaria ad eccezione di un 47enne del luogo, che, in relazione a quanto in precedenza acclarato, si erano concentrati verso le ore 06.00 in via Campi ad Alessandria, in attesa di essere prelevati e trasportati in vigneti ed altre aree rurali dell’alessandrino, astigiano e cuneese, per essere impiegati nel lavoro nei campi.
Le indagini hanno permesso di accertare l’esistenza di una cooperativa di Alessandria la cui titolare, S.D., 48enne di nazionalità macedone abitante proprio in via Campi, faceva radunare giornalmente un nutrito gruppo di persone, quasi tutte extracomunitarie, che venivano poi caricate a bordo di automezzi a lei in uso e trasportate nei diversi luoghi per essere occupati, prevalentemente “in nero”, nella c.d. “scarzolatura” delle vigne, privi di qualsivoglia garanzia dal punto di vista della sicurezza e della tutela della salute e con una “paga” di 5 euro l’ora per un totale medio di 9 ore al giorno, costretti a munirsi a loro spese di guanti e forbici, che in caso contrario ne fossero stati sprovvisti, venivano fatti pagare loro a caro prezzo dai committenti.
L’operazione ha:
– consentito di far emergere complessivamente 42 lavoratori in “nero” sui 52 controllati, di cui 2 clandestini, nonché 10 richiedenti asilo e 22 profughi a loro volta ospiti sul territorio nazionale di cooperative sociali alessandrine;
– determinato:
· il provvedimento di sospensione dell’attività imprenditoriale della cooperativa gestita dalla donna macedone ai sensi ex articolo 14 comma 1 del D. Lgs. 81/2008, che potrà riprendere l’attività solo a seguito della regolarizzazione del personale trovato “in nero” e del pagamento delle sanzioni comminate;
· il sequestro di ben 6 automezzi utilizzati per il trasporto dei lavoratori;
· il riscontro di violazioni amministrative pari a 120.000 euro e l’accertamento di omessi contributi per circa 20.000 euro,
e, ovviamente, la denuncia in stato di libertà alla competente Autorità Giudiziaria della stessa macedone ai sensi dell’art. 603 bis del codice penale (Intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro), articolo introdotto dal D.L. 13 agosto 2011, n. 138, convertito poi dalla l. 14 settembre 2011, n. 148, da ultimo modificato dalla legge 199/2016, in vigore dal 4 novembre 2016, con il quale il legislatore ha voluto colpire il fenomeno c.d. del “caporalato”.
Sono tuttora in corso gli approfondimenti del caso al fine di individuare gli altri soggetti coinvolti nelle violazioni di cui sopra e si prevedono, a breve, ulteriori sviluppi e denunce all’A.G..