Un dolore che trasudava in ogni angolo della chiesa: nei volti dei tantissimi giovani che da soli rappresentavano due terzi dei presenti, nelle lacrime dei parenti e degli amici, nelle parole del parroco che conosceva personalmente Lorenzo, negli oggetti sulla bara: i guantoni del suo maestro di Boxe e le magliette. Poi nei palloncini bianchi con il suo soprannome (Il Moro), negli sguardi di una folla immensa che ha voluto testimoniare il grande affetto per un giovane che ha saputo farsi amare per ciò che era, e in tanti piccoli particolari di una giornata che molti non potranno mai dimenticare.
Questo, in sintesi, è stato il funerale di Lorenzo D’Angelo, il giovane di 28 anni deceduto sabato mattina a Castellar Guidobono per un grave incidente stradale che ha portato la Golf che stava guidando, a sbattere violentemente contro un palo.
Lorenzo è morto all’istante senza più riprendere conoscenza e forse non si è accorto di nulla, ma nel luogo in si trova adesso non potrà non essersi reso conto di quanto amore avevano tantissime persone per lui.
Le prime avvisaglie si sono viste lunedì sera, alla recita del Santo Rosario: mai visti così tanti giovani in Duomo. La chiesa era gremita, ma quasi esclusivamente di under 30.
Raccontare quello che è accaduto oggi, invece, è molto più difficile: ad accogliere il feretro di Lorenzo una miriade di persone, fra cui spiccavano le magliette rosse dei tanti componenti dell’Asd Boxe Voghera, la stessa di Giovanni Parisi a cui Lorenzo si ispirava e mai più avrebbe immaginato di morire come il suo idolo: per un incidente stradale.
“Difficilmente – ha detto Don Roberto Lovazzano, parroco del rione Paghisano dove Lorenzo abitava -un’altra chiesa di Tortona avrebbe potuto contenere così tanta gente: parenti e amici che lo circondano. Una commozione così evidente è segno di amicizia, amore e affetto che Lorenzo ha saputo guadagnarsi nel corso della sua esistenza. Io l’ho visto crescere, venire a catechismo, giocare all’oratorio e nelle aree parrocchiali e non l’ho mai visto litigare con nessuno. Era mite, disponibile, e affezionato ai genitori che lo amavano molto.”
“Quello che è accaduto – ha aggiunto Don Roberto durante l’omelia – è stato un fulmine a ciel sereno. In casi come questi forse converrebbe tacere perché è difficile pronunciare parole adeguate ed è difficile comprendere prché è accaduto tutto questo, ma forse solo la parola di Dio è l’unica che può darci un conforto: se saremo uniti a Dio nella morte, lo saremo anche nella sua resurrezione. E l’unica ragione di speranza e di consolazione in momenti come questi è la resurrezione.”
“Perché Gesù ha preso Lorenzo? – ha concluso Don Roberto – io non ho una risposta, ma dobbiamo fidarci. E Lorenzo che era un giovane buono, amichevole, amato dai suoi genitori e da tante persone, si è fidato. La vita si misura con la qualità degli attimi trascorsi e io sono convinto che Lorenzo abbia vissuto una vita di qualità.”
Al termine della funzione religiosa, il grande commosso saluto della sorella Laura e degli amici, con parole dette tutte al presente come se Lorenzo fosse ancora vivo e fosse lì accanto a tutti loro.
“Nonostante tutte le nostre litigate – ha detto la sorella Laura in chiesa – tu mi hai insegnato molto perché eri il più forte e il punto di riferimento. Ti chiedo di darmi quella forza di stare vicino a mamma e papà. Ti voglio bene, ci sentiamo.”
“Nessuno di noi – ha detto la cugina di Lorenzo – immaginava questo giorno. Ti ricordiamo tutti per la bella persona che sei, il tuo coraggio, la tua forza, la tua voglia di vivere. Tutti ricordiamo il tuo sorriso, la tua sincerità, il tuo modo di vedere la vita. Non sei andato via per sempre, questo è solo un arrivederci.”
Poi altre testimonianze, fino all’ultima di una ragazza della palestra boxe di Voghera: “Eri per tutti noi un riferimento, e ci avevi insegnato a trovare il lato positivo delle cose. In palestra, senza di te, non sarà più lo stesso perché non ci abitueremo mai alla tua mancanza. Ci dicevi sempre di non mollare e allora noi combatteremo per te, perché è questo che si meritano le persone speciali.”
Le lacrime poi hanno lasciato spazio ai gesti: la bara alzata fuori dalla chiesa, davanti ad una corona di fiori a forma di guantone, i palloncini bianchi levati al cielo, la corsa al cimitero, con la maglietta rossa della società sportiva lasciata sulla bara insieme ad un’altra maglietta con le firme di tutti gli amici e una rosa bianca.
E infine i guantoni firmati dai componenti della squadra che il suo maestro di boxe gli ha lasciato come ultimo estremo omaggio. Guantoni che sono stati seppelliti con lui sopra la bara, come si faceva nell’antico Egitto, con i faraoni. Un gesto importante, in segno di tributo a chi ha saputo farsi amare ed apprezzare, lasciando un vuoto incolmabile.
Angelo Bottiroli