Alessandria: La situazione del commercio tradizionale alessandrino è da tempo al centro dell’attenzione della politica, delle Associazioni e ovviamente dei media locali.
Come risaputo da anni è in atto un trend di continue chiusure di piccole attività commerciali in passato fiorenti, l’ultimo caso in ordine di tempo aèla nota polleria Boano, che dopo 63 anni di attività chiude i battenti e si prende una pausa di riflessione.
Il centro città, particolarmente colpito da questa preoccupante problematica, si sta lentamente ma inesorabilmente desertificando, con tutte le relative conseguenze, difficoltà per i residenti anziani e spegnendosi le luci delle vetrine possibili problemi di sicurezza per i cittadini.
E’ indubbio che la crescita abnorme degli ultimi anni, da molti ritenuta eccessivamente invasiva, della Grande Distribuzione in città oltre allo sviluppo in continua crescita delle vendite online e gli affitti dei locali in centro decisamente elevati (sopratutto nel contesto attuale) sono tra le cause principali della chiusura del commercio tradizionale.
Nel secolo scorso a partire dai primi anni sessanta, questa problematica aveva interessato il canale food (alimentari, drogherie e grossisti tradizionali).
Infatti a seguito dell’avvento e dello sviluppo delle varie tipologie di attività della G.D.O. (Grande Distribuzione Organizzata) Self Service, Supermercati, Ipermercati, Centri commerciali e Discount, c’è stata una progressiva chiusura su tutto il territorio nazionale, di diverse migliaia di punti vendita tradizionali del settore sopra citato.
All’epoca nel canale food il commercio tradizionale ha tentato di opporsi alla G.D.O. creando i Gruppi di acquisto (Conad, Crai, Sigma, ecc) e le Unioni volontarie (A&O, Vegè, Despar, ecc.) con il risultato di rallentare parzialmente l’inevitabile.
In seguito nelle organizzazioni sopra citate c’è stato uno sviluppo delle aperture di Supermercati e Cash & Carry che unitamente alle sedi centralizzate per gli acquisti a livello nazionale, oggi sono in grado di competere egregiamente con la G.D.O.
Negli anni successivi il problema ha interessato anche altri settori quali: tecnologia, elettronica, abbigliamento, ferramenta, materiale elettrico, per l’edilizia, ecc. con le stesse conseguenze, cioè la chiusura di piccoli punti vendita determinati dalle aperture delle grandi catene nazionali, Media Word, Euronics, Panorama, Outlet, Decathlon, Brico, Self, ecc.
Persino le industrie farmaceutiche hanno convinto le farmacie ad effettuare con frequenza operazioni di trade marketing promozionale.
A questo punto sorge una domanda, che cosa fare oggi per evitare ulteriori chiusure?, la risposta è una sola, diversificare, innovare, qualificare e operare tramite il web, in sintesi specializzarsi.
E’ determinante acquistare e commercializzare prodotti di qualità, che tengano conto delle tendenze del momento e dei bisogni dei consumatori, a prezzi competivi e per quanto possibile non presenti nella G.D.O. .
Occorre guardare con attenzione a quello che succede in altri paesi Europei ed extra europei, tenendo ben presente che la prima vendita viene fatto con gli acquisti intelligenti, di qualità ed esclusivi.
Negli ultimi anni qualche possibilità al commercio tradizionale pare venga offerta anche dal Franchising, sul quale si è recentemente discusso in un convegno in città.
Infine ma non ultimo, anche i proprietari degli immobili ad uso commerciale dovrebbero ormai avere compreso che tenerli sfitti per anni, sperando nell’arriva di una grande marca, non conviene nemmeno a loro, quindi a buon intenditor poche parole…
Se non si vuole fare morire completamente il centro città serve il sostegno di tutti, Amministrazione comunale compresa, con agevolazioni sulle tariffe dei parcheggi, sconti sulle imposte locali, creazione parcheggi decentrati e maggiore efficienza nei trasporti urbani che consentano di raggiungere agevolmente il cuore della città.
Pier Carlo Lava