Nel 2004 all’età di 79 anni, la partigiana Mina Garibaldi scomparsa ieri, aveva scritto un racconto dal titolo “Gloriana e Ben”.
Il racconto venne pubblicato nel numero 6 della rivista “Il Filo d’argento” dell’Auser, la stessa che porta il nome del Centro Anziani di Diano Marina, in via Cairoli, a fianco del teatro Politeama Dianese pubblicata nel mese di novembre 2004.
Il racconto è breve ma carico di pathos e abbiamo deciso di pubblicarlo per ricordare le gesta di Mina Garibaldi, una donna importante per la storia di Diano Marina
Gloriana e Ben
di Mina Garibaldi
A Natale il nonno, che condivideva con la nipotina Gloriana la passione per la natura, le raccontava tante storie belle e l’esaudiva nei suoi desideri, le regalò il cucciolo che lei tanto desiderava. Gloriana gli diede nome “Benvenuto”, ma era più facile chiamarlo “Ben”.
Quanti giochi con lui, quante passeggiate nei boschi, quanto affetto sprigionavano gli occhi umani del suo lupacchiotto che sapeva comprenderla sempre così bene! Il padre, in agosto, come tutte le estati, decise lo spostamento della famiglia nella sua casa al mare, ma senza Ben (a papà i cani e gli animali in genere non piacevano).
Gloriana si ribellò, rifiutandosi di partire, e a nulla valsero le lusinghe e le punizioni; alla fine riuscì nel suo intento: Ben sarebbe andato con lei. Arrivati a metà percorso, sull’autostrada, si fermarono a un autogrill; Ben scese per bere, ma al momento di ripartire la portiera si chiuse con un colpo secco davanti a lui e la macchina fuggì a gran velocità.
Gloriana urlò, pianse, implorò quel padre crudele, mentre guardava la sua povera bestiola che abbaiando correva come una forsennata dietro all’auto, ma inutilmente. Ben venne inesorabilmente abbandonato.
Il cane, visto vano il suo tentativo di raggiungere la padroncina, si trascinò sotto il cespuglio di una piazzola e lì rimase per due giorni come tramortito. Rianimato da un acquazzone, si dissetò in una pozzanghera e si leccò le zampe tutte scorticate e doloranti. Era confuso, non potendo spiegarsi il perché di quell’azione malvagia. Ma era un cane coraggioso: voleva sopravvivere e ritrovare Gloriana. Zoppicando, nella notte, si trascinò a ridosso dell’autostrada.
Di giorno si nascondeva, per riprendere poi il suo cammino senza meta la notte successiva. Notte dopo notte camminò, finché un mattino all’alba scorse il mare; trotterellando, tutto dolorante, lo raggiunse e vi si tuffò per trovare ristoro. Aveva fame, tanta sete, ma era vivo. Per nascondersi si avvicinò a una barca. Accanto ad essa, seduto sulla spiaggetta , un vecchio, con la testa tra le mani, piangeva silenziosamente.
Ben aveva paura, ormai diffidava degli uomini, ma quel dolore sincero lo colpì. Piano piano si avvicinò all’uomo e con un gesto tenero gli leccò le mani. Nanin, il pescatore, lo abbracciò. Vide le sue zampe tutte piagate e capì che cosa era avvenuto. Lo curò, lo rifocillò e gli raccontò di Catainen, la sua compagna, vissuta cinquant’anni con lui in quella casa sul mare.
Ora era rimasto solo, ma aveva la certezza che la sua amata, da lassù, avesse guidato il passi di Ben per alleviare il suo dolore e la sua solitudine.
Passarono gli anni. Una primavera, Ben, ribattezzato Bobi, stava come al solito accucciato vicino a Nanin, che cuciva le reti. Vigile, il cane osservava i movimenti sulla spiaggetta; improvvisamente sentì una voce e corse abbaiando verso una ragazza che urlava “Ben, Ben, Ben”. Il destino aveva voluto che per una gita studentesca passasse in quel luogo la sua antica padroncina. I due amici si rotolarono abbracciati per terra, corsero, saltarono assieme, poi dopo tante effusioni Bobi tirò un lembo del vestito della ragazza e la guidò da Nanin che guardava stranito la scena. Gloriana raccontò il loro dramma ed espresse il desiderio che il suo Ben, ritrovato, tornasse da lei.
Nanin che si sentiva tanto vecchio e ammalato e che sapeva che presto avrebbe raggiunto la sua compagna, provò sollievo, perché il suo cruccio più grande era il pensiero di lasciare solo Bobi. Si commosse e con voce roca ordinò: “ Bobi vai con la tua padroncina”. Bobi non si mosse, sapeva che il suo salvatore ora più che mai aveva bisogno di lui. La ragazza comprese e strinse in un unico abbraccio il vecchio e il cane. Poi promise che sarebbe tornata spesso a trovarli e che Ben avrebbe portato per sempre, in ricordo di Nanin, il nome di Bobi.