Il Comune di Casal Cermelli e La Condotta di Slow Food di Alessandria da circa un anno si sono alleati in un progetto di valorizzazione del Cavolo di San Giovanni, un lavoro di recupero di una semenza ormai dimentica, di una coltivazione fatta con tecniche antiche e di un gusto che era un ricordo solo dei più anziani del paese quindi di un patrimonio storico, sociale ed economico di cui la comunità di Casal Cermelli si riappropria.
Breve storia Cavolo di San Giovanni di Casal Cermelli
“San Giuanēii”:
Il cavolo di San Giovanni (chiamato localmente San Giuanēii) è un ecotipo di cavolo verza estivo/autunnale coltivato nel territorio del comune di Casal Cermelli, in provincia di Alessandria. La coltivazione dei cavoli in queste fertili terre alluvionali, bagnate del torrente Orba, risale probabilmente al XVI secolo, quando i Domenicani si insediarono nel Convento di Santa Croce di Bosco Marengo.
L’ecotipo di San Giovanni ha foglie di colore verde cupo che formano una sfera di piccole dimensioni. La pianta è medio-compatta, vigorosa e molto precoce. La semina è da maggio a luglio e dopo circa 5 settimane avviene il trapianto della piantina, da cui si sviluppa il cavolo che può essere conservato in campo fino ai primi freddi. Secondo la tradizione il 20 maggio è il giorno ideale per la preparazione delle piantine in vivaio e il trapianto avviene dopo il 24 giugno, festa di San Giovanni.
Si racconta che i ricchi proprietari terrieri dell’Ottocento consentivano ai contadini, dedichi alle loro terre, di coltivare i cavoli sui residui degli steli del grano mietuto in attesa della nuova semina. La campagna casalcermellese per secoli assunse nei mesi estivi l’aspetto di una cavolaia tanto che si narra che il Re Vittorio Emanuele II, trovandosi a caccia nella zona, fu sorpreso dalla grande quantità di cavoli coltivati e abbia soprannominato Casal Cermelli “el paìs di vers” (il paese dei cavoli).
La facilità della coltivazione, la precocità della raccolta e la bontà del cavolo di San Giovanni ne hanno determinato il successo fino a diventare il principale ortaggio dell’agricoltura locale negli anni Cinquanta del secolo scorso. Tuttavia le piccole dimensioni e la scarsa produttività rispetto ad altre varietà o ibridi (maggiormente resistenti alle malattie, di aspetto accattivante e di lunga conservazione) hanno causato l’abbandono della coltivazione di questo cavolo.
“L’interesse per la coltura negli ultimi anni è rinato, dichiara il Sindaco di Casalcermelli Paolo Mai, grazie all’entusiasmo e alla tenacia di alcuni appassionati che nel 2012 sono riusciti a recuperarne la semenza e a riprodurre il cavolo di San Giovanni in quantità sufficiente per incentivarne la produzione presso alcuni agricoltori locali che in questo periodo effettuano la raccolta”
“Dal 2017 il Cavolo di San Giovanni è entrato a far parte dell’Arca del Gusto di Slow Food, dichiara la Fiduciaria della Condotta Slow Food di Alessandria, Dalia Ghisu, contenitore che raccoglie i prodotti che appartengono alla cultura, alla storia e alle tradizioni di tutto il pianeta, ben 4567.I prodotti tradizionali, le razze locali, i saperi raccolti nell’Arca del Gusto appartengono alle comunità che li hanno preservati nel tempo. Sono stati rintracciati e descritti grazie all’impegno della rete che Slow Food ha sviluppato in tutto il mondo con l’obbiettivo di conservarli e diffonderne la conoscenza.Un patrimonio straordinario di frutta, verdura, razze animali, formaggi, pani, dolci, salumi…L’Arca del Gusto segnala l’esistenza di questi prodotti, denuncia il rischio che possano scomparire, invita tutti a fare qualcosa per salvaguardarli”