Riprenderà il 25 ottobre, alle ore 9.30, ad Alessandria, il processo contro un sindacalista e otto braccianti marocchini denunciati dalla famiglia Lazzaro di Castelnuovo Scrivia per violenza privata e tentativo di occupare l’azienda agricola.
I fatti sono ben altri: era il 22 giugno 2012, quando, quaranta braccianti marocchini occupati presso l’azienda un’azienda di Castelnuovo Scrivia decisero di scioperare per protestare per i mancati salari e le spaventose condizioni lavorative a cui erano sottoposti: 13 – 14 ore di lavoro al giorno, 7 giorni su 7, mai un riposo; stipendi ridotti all’osso (prima percepivano 5 euro all’ora, poi 4, poi, negli ultimi due anni, più nulla, solo qualche acconto); il vestiario e gli attrezzi da lavoro erano a loro carico; l’acqua da bere , durante le ore di calura estiva, era quella delle canaline d’irrigazione; quattro donne vivevano in cascina, mangiavano e dormivano in un’unica stanza, tra vestiti da lavoro, stivali ed attrezzi, in condizioni bestiali; insulti, derisioni, arroganza, utilizzo di nomignoli e soprannomi da parte dei padroni erano la norma; su una quarantina di lavoratori, ben tredici erano “in nero”. Inoltre, secondo le denunce dei lavoratori, risulta che gli stessi erano costretti a sborsare 2.500 euro per i rinnovi dei permessi di soggiorno.
Nasceva in quell’occasione un presidio di lavoratori e solidali ai bordi della statale, di fronte la cascina, un presidio che durerà 74 giorni, durante i quali si discuteva, si solidarizzava, si organizzavano le lotte e i cortei, ci si opponeva ai crumiri chiamati dal padrone.
Il 17 agosto 2012, tutti i lavoratori venivano licenziati con un cartello affisso ad un palo della luce, di fronte al presidio, che recitava così: “Dal 17/8/2012 i marocchini dipendenti dell’azienda agricola cessano l’attività presso la suddetta azienda.
Il fatto è talmente grave che acquista le prime pagine della stampa nazionale e del Tg3 Il giorno seguente, i lavoratori, accompagnati dal sindacalista, si presentano in azienda per chiedere spiegazioni.
La risposta che ricevono è brutale: richiesta d’intervento della forza pubblica e denuncia per tutti quanti con i capi d’imputazione anzidetti.
Questa in breve la sintesi di quella vicenda che oggi, dopo cinque anni, arriva in Tribunale per la seconda udienza.
PRESIDIO PERMANENTE DI CASTELNUOVO SCRIVIA