35 anni lui, 27 lei, entrambi nigeriani. Erano entrati in Italia spacciandosi come migranti richiedenti asilo ma, secondo l’accusa, avevano messo in piedi un “giro” di prostituzione, ma sono stati scoperti dai poliziotti della Sezione “Reati contro la persona, in danno di minore e reati sessuali” dopo una articolata attività di indagine diretta dalla Procura della Repubblica di Alessandria e conclusa con l’arresto a carico dei cittadini nigeriani OGUNSUYI Lucky, nato a Benin City (Nigeria) il 14/02/1982, in possesso di permesso di soggiorno per motivi umanitari, e OSEMWEINGIE Happy, nata in Nigeria il 28/12/1990 richiedente asilo.
I due sono accusati di sfruttamento della prostituzione e per aver organizzato e agevolato l’ingresso sul territorio nazionale di giovani connazionali da avviare al meretricio in Italia e in altri Paesi dell’Unione Europea.
Le indagini sono state avviate a seguito della segnalazione pervenuta dalla Direzione Sanitaria della A.S.L. di Asti circa il possibile sfruttamento della prostituzione ai danni di una donna nigeriana.
I successivi sviluppi investigativi, conseguenti alle dichiarazioni della vittima, successivamente condotta in una struttura protetta, consentivano di accertare l’esistenza di un gruppo di connazionali, che fruendo di significativi contatti con il paese di origine, reclutavano in loco giovani donne le quali, dopo essere state sottoposte a un rito “Wodoo”, venivano introdotte in Italia, via Libia, per essere indotte alla prostituzione su strada.
Le attività tecniche permettevano, altresì, di riscontrare che le donne erano vincolate agli sfruttatori da un debito, oscillante tra i venticinque e i trentamila euro, originariamente contratto come prezzo pattuito per il trasporto in Italia. In una circostanza, poi, una delle vittime si era sottratta al controllo degli indagati che non avevano esitato a ricorrere a minacce anche nei confronti della famiglia di origine, grazie al supporto di alcuni connazionali in Nigeria. Nel corso delle attività venivano identificate quattro prostitute, tre delle quali esercitavano il meretricio tra Novara ed Alessandria. Si accertava, inoltre, che gli indagati, che avevano sulle giovani donne un controllo capillare, erano inclini a passare a vie di fatto, con maltrattamenti e percosse, laddove le meretrici non versassero le quote inizialmente stabilite per il ripianamento del debito originariamente contratto e fissate in 750 euro settimanali.
Il personale della Squadra Mobile procedeva, pertanto, al fermo di iniziativa dei due nigeriani, poiché si è avuto riscontro che questi ultimi, temendo di essere oggetto di attenzione da parte delle forze di polizia, erano in procinto di lasciare il territorio alessandrino, nel tentativo di far perdere le proprie tracce.
Al termine degli atti di rito, l’uomo è stato associato alla casa circondariale “Cantello e Gaeta” di Alessandria mentre la donna al carcere di Torino.