Giuseppe Marchese, 87 anni, noto avvocato tortonese non c’è più.
E’ deceduto poco dopo le 13 di oggi, giovedì 21 luglio, mentre era ricoverato presso il reparto di cardiologia dell’ospedale civile di Tortona dove era stato ricoverato qualche giorno fa in seguito ad un malore che lo aveva colpito negli ultimi giorni.
Giunto a Tortona nell’autunno 1961, da pochi mesi sposato con Giovanna Romeo, è subito entrato come socio nello studio dell’avvocato Elio Traversa. Attivo anche in politica, è stato segretario della sezione tortonese del Partito Socialista Italiano e assessore al bilancio del Comune di Tortona negli anni 1980-1985, durante le Legislature coi sindaci Sebastiano Brighenti ed Ennio Negri.
E’ stato presidente della Derthona Nuoto dalla fondazione agli anni Ottanta e ha istituito il 1° Trofeo Santa Croce.
E’ stato anche presidente dell’ECA (Ente Comunale Assistenza). Il 22 dicembre 2004 venne premiato per 50 anni di attività come avvocato
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Fin qui la nota scarna e asettica del cronista che cerca di trattare anche gli avvenimenti più gravi con distacco, ma Giuseppe Marchese, che ho avuto il piacere di conoscere come assessore, avvocato e uomo, era anche il padre di Maria Teresa Marchese, cronista del quotidiano “La stampa” per la zona di Tortona nonché mia grandissima amica ed è stato straziante, oggi quando mi ha telefonato per darmi la triste notizia, sentire la sia voce.
Chi conosce Maria Teresa (e sono in tanti a Tortona) sa perfettamente come fosse attaccata a suo padre e quanto gli volesse bene.
Chi ha perso un padre, come il sottoscritto, conosce il grande dolore che si prova in quei momenti, quando le parole non bastano a fermare le lacrime e la vicinanza delle persone care non può lenire l’immensa sofferenza che si prova.
Qualcuno dice che un giornalista abituato a raccontare spesso la morte degli altri, a lungo andare, diventi freddo e refrattario, ma per Maria Teresa non è mai stato così e la sensibilità che ha dimostrato ad ogni funerale al quale ha partecipato anche solo come cronista, in 21 anni che la conosco, l’ha sempre contraddistinta, anche se doveva scrivere l’articolo ed era lì solo per lavoro.
Per questo motivo non mi stupirò, se al funerale di suo padre la vedrò con gli occhiali scuri e gli occhi arrossati, ma quando un genitore ti muore fra le braccia, guardandoti negli occhi nel suo ultimo alito di vita, come si fa a non piangere?
All’amica dico “Coraggio” e ai lettori chiedo scusa per queste esternazioni, ma dietro il ruolo del giornalista che racconta i fatti della città c’è anche un uomo che oggi ha necessità di stare vicino alla sua amica e lo fa nell’unico modo che conosce.
Angelo Bottiroli