Chiudere gli occhi per non vedere lo scempio che politici incapaci, a vari livelli, hanno fatto alla città di Tortona.
Questo sembra essere l’imperativo della maggiorparte dei tortonesi che preferiscono le fette di salame sopra gli occhi a una visione della triste realtà in cui la città é piombata negli ultimi anni.
E tutto mentre tanti amministratori locali stanno a guardare inermi lo sfascio di una città tranquilla che, fino a qualche anno fa, era prospera di iniziative e attività di ogni genere e oggi si trova sull’orlo del baratro.
Tortona é diventata una città invasa da profughi e stranieri, nella quale il mercato di piazza Milano é ormai una casbah dove fra venditori e clienti, pochi parlano italiano; una città frequentata in gran parte da immigrati nullafacenti con lo smartphone di ultima generazione sempre acceso e donne africane con un una nidiata di figli al seguito che passeggiano vicino a pensionati seduti sulle panchine in via Emilia, che fanno passare il tempo in attesa della morte.
Stranieri che diventano sempre più numerosi verso i giardini della stazione dove si trovano razze di ogni genere.
Dopo la crisi industriale e quella del commercio, ci hanno tolto tribunale e Inps, dimezzato l’ospedale e riempito la città di supermercati che cercano di accaparrarsi i pochi clienti con offerte da capogiro. Luoghi, questi ultimi, diventati posto fisso per immigrati che chiedono l’elemosina con insistenza, ti inseguono e ti insultano se non dai loro almeno un euro.
A Tortona c’é “lavoro” da mendicante, venditore o parcheggiatore abusivo, ma non c’é il lavoro per i giovani, costretti ad emigrare altrove, e non ci sono più ragazzi per le strade, perché i pochi che hanno resistito alle chimere esterne, non trovano attrazioni, né spunti per uscire, riducendosi a chattare su Facebook.
Anche per questo, camminare per strada, la sera, c’é d’aver paura: saracinesche abbassate e deserto dei tartari, sia d’inverno che d’estate.
E tutto mentre a “Palazzo” continuano la loro vita come se niente fosse, con riunioni, inaugurazioni, pause caffè, presenze a qualsiasi manifestazione e comunicati stampa su come siamo bravi e come siamo belli, intortando una realtà che é ben diversa da quella che vorrebbero farci credere.
Una realtà dove molti tortonesi sono alla frutta e farebbero volentieri cambio con quei profughi mantenuti vitto e alloggio gratis, a spese nostre, ai quali regaliamo anche due euro al giorno per fumare una sigaretta, bere una birra o andare al cinema.
A risollevare Tortona non ci pensano neppure le associazioni e i cittadini, delusi e rassegnati da una classe politica che loro stessi hanno votato e che alcuni difendono ancora a spada tratta.
In tanti hanno gettato la spugna, convinti che Tortona sia un malato terminale prossimo alla morte, per cui, a questo punto, bisogna prendere tutto ciò che può dare ancora il paziente prima che venga tumulato. Politici, gente che conta, persone di rilievo della Tortona-bene, ma anche tanti semplici cittadini che sembrano aver abdicato il loro ruolo di essere umano libero e pensante, arresi davanti allo scempio che forse altri hanno compiuto, ma di cui loro sono complici col silenzio-assenso, con l’inerzia, il benestare buonista o presunto tale.
Persone che hanno lasciato sprofondare Tortona fino a questo punto e che, malgrado tutto, continuano a restare lì, fermi, a vedere cosa succede, piuttosto che rimboccarsi le maniche e fare qualcosa. Sia che non vogliano o non ne siano in grado cambia poco: chi più chi meno, sono colpevoli.
Angelo Bottiroli