La vicenda di Joe Simpson e di Simon Yates che, nel 1985, si cimentarono nella conquista del monte Siula Grande, posto a 6344 metri di altezza nelle Ande Peruviane, e che ha conosciuto momenti di alta drammaticità, verrà rappresentato sabato 14 novembre,  con inizio alle ore 21, alla palestra “Pathos” di Novi.

Portato in scena da due attori, Mattia Fabris e Jacopo Bicocchi, si intitola (S)legati. Un titolo davvero significativo ed appropriato. Spiegano gli attori: “Siamo due amici e due appassionati di montagna, arrampicatori della domenica. Circa tre anni fa ci siamo imbattuti nell’incredibile storia vera degli alpinisti Joe Simpson e Simon Yates. E’ la storia di un sogno ambizioso, il loro: essere i primi, al mondo, a scalare il Siula Grande, attaccato dalla parete ovest. Ma è anche la storia di una amicizia e della corda che, durante quella terribile impresa, lega questi due ragazzi. La corda che mette la vita dell’uno nelle mani dell’altro, come sempre avviene in montagna.” C’è dunque una cima da raggiungere, c’è una estenuante conquista della vetta, c’è la gioia dell’impresa riuscita. E, infine, quando il peggio è passato e la strada è ormai in discesa, ecco il dramma: un terribile incidente in alta quota. Joe durante una banale manovra si rompe una gamba. Da quel momento tutto cambia.

L’impresa diventa tornare vivi: a 5800 metri la minima frattura si può trasformare in una condanna a morte.Yates legò insieme due lunghe corde di 45 metri l’una, e fissò i propri stessi alle estremità della corda ottenuta; fece dunque calare più volte Simpson, legato all’altra estremità della corda, lungo la parete della montagna. Un secondo terribile incidente si verificò, però, quando Simpson, nella discesa, sentì sotto di sé la parete diventare sempre più ripida fino a quando si ritrovò sospeso nel vuoto oltre un terrazzino di ghiaccio, rimanendo a mezz’aria sopra una trentina di metri di strapiombo. Yates non riusciva a vedere né sentire Simpson, ma sentiva sulla corda il suo peso, che lo stava lentamente trascinando verso il precipizio. Riuscì a tener duro per circa un’ora e mezza, poi, cosciente della situazione e non potendo fare altro, fu costretto a tagliare la corda, lasciando cadere Simpson nel crepaccio. Era soltanto l’inizio della vicenda, con Simpson, creduto morto, che riuscì ad arrivare al campo base solo poche ore prima che  Yates ed un terzo compagno che era con loro lo lasciassero. Joe Simpson nel 1998 ha scritto un libro sulla vicenda per scagionare l’amico verso il quale in molti avevano avanzato delle accuse. Nel 2003 è stato realizzato anche un documentario, “La morte sospesa”. Concludono i due attori: “E’ una storia piena di ingredienti: gioia, dolore, coraggio, paura, coscienza, incoscienza, morte, vita: perfetta per il teatro. E’ una storia così vera, ma così vera…da sembrare finta. Perfetta per il teatro.”

Maurizio Priano 


13 novembre 2015