In attesa degli ultimi due giorni in Meridione del viaggio che vi stiamo raccontando, ecco il primo dei due articoli del viaggio che il nostro collaboratore, Maurizio Priano ha effettuato in Canada. Con le immagini da lui scattate.
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Toronto. I suoi grattacieli che sembrano proiettarsi verso il cielo. Toronto. La Cn Tower, la torre più alta del mondo con i suoi 553 metri di altezza, tredici metri più alta di quella di Shangai. Toronto.
Le sue isole. Splendide. Piene di verde. Come piena di verde è tutta Toronto. Toronto. Il suo caldo. “E’ afoso in questo periodo”, mi dice la persona che mi è venuta a prendere all’aeroporto. Afoso.
Fa caldo ma afoso no, non mi pare proprio. Il sole picchia. Picchia forte. C’è vento. Un discreto vento. Un vento che non mi abbandonerà per tutta la durata del soggiorno. Toronto. Un modo forse strano per trascorrere una vacanza per una persona che tutto l’anno lavora nella scuola: trascorrervi due settimane in un soggiorno linguistico.
A scuola. Toronto è una città con due milioni e mezzo di abitanti ma è facile da girare. La metropolitana, da Angliton a Union Station. Union Station: da lì il centro della vita. Vicino,il porto. La Cn Tower. L’Acquario. E, due fermate prima, Blower Street, la via con il Bata Museum, il museo delle scarpe e dei vestiti, della loro storia, dai tempi dei Romani ai giorni nostri. C’è anche un vestito che all’inizio dell’Ottocento diede scandalo lasciando, quello, libere le braccia delle donne. E già allora qualcuno si lanciò in una dura reprimenda, affermando che così si traviavano le giovani. Blower Street è anche la via della moda, con i suoi negozi che spiccano, dai nomi famosi: Prada, Gucci, Vuitton e tanti altri ancora.
ANGELA
Toronto è Angela. Lei ospita studenti stranieri. Due stanze per loro. Una è per una ragazza svizzera, Sara. Lei è da mesi a Toronto, l’inglese lo mastica.
Entri a casa di Angela e, sulla sinistra, la cucina. Quindi la sala. Bella. Con un grande televisore. Una rampa di scale porta al piano superiore, alle camere da letto ed al bagno in comune.
Angela una volta mi redarguirà per non avere chiuso la porta entrato nell’appartamento. Chiudermi in casa. Avrei voglia di chiederle il motivo ma a questo osta la mia scarsa conoscenza della lingua inglese. Un problema che mi accompagnerà per tutta la vacanza.
Negli ultimi giorni incrocerò una banda di ragazzotti. La prima volta uno getta, con nonchalance, una bottiglietta d’acqua nel vialetto attiguo al marciapiede. La volta successiva ci sono bottigliette di birra, anche. Cerco di invitarli a non sporcare, a comportarsi civilmente. Mi mandano a quel paese. Come in Italia. Si vede che anche la maleducazione è un affare globale.
TORONTO
Toronto ed i suoi mezzi pubblici. Efficienti. I pullman anche di notte. E puntuali. Mi sono chiesto solamente come mai, dai pullman, le persone abbiano l’abitudine di scendere da dove sono salite.
Notevole la cortesia dei canadesi, però: quando sale una persona anziana si alzano per farle posto. La metropolitana è veloce, c’è una linea est-ovest e due linee nord-sud. Toronto ed i ristoranti: ce ne sono di tutti i tipi, indiani, cinesi, arabi, turchi e quant’altro.
Del resto Toronto, così come tutto il Canada, è un crogiolo di nazionalità. Toronto ed i suoi parchi: si può dire che ogni rione, ogni quartiere, ne ha uno. Una sera mi soffermo, rientrando, a guardare quello del quartiere in cui vive Angela. Si vede che il verde è molto importante a Toronto.
Una cosa che mi ha incuriosito a Toronto, il primo giorno, è stata la visita ad un supermercato vicino a dove alloggiavo. Bruno’s Market. Guardo. Osservo gli scaffali. E cosa ci trovo? Confezioni di cioccolato Pernigotti. Ne prendo una in mano e con orgoglio leggo ancora: fabbricato in Viale Rimembranza a Novi Ligure. Ho un sussulto. E’ la città in cui vivo, vorrei gridare.
IL POUTIN AL POLLO
Mi chiedo però dove sia un ristorante dove gustare un piatto tipico canadese. Lo domando, il penultimo giorno del mio soggiorno, ad una negoziante mentre sta tirando giù la saracinesca.
Mi dice che ce n’è uno in Bloor Street, poco lontano e che avevo abbandonato pochi minuti prima. Facciamo la stessa strada, me lo indica. Si chiama Jack’s Cottage. Entro. Chiedo la lista delle portate ma so già cosa desidero avere. Ed infatti. Un poutin al pollo con birra. Birra piccola che viene poco dopo raddoppiata. Il poutin comprende patatine fritte, mozzarella, pollo grigliato, pancetta, manzo, cipolle, insalata, pomodori, aglio marinato.
Lo mangio con gusto. C’è un video che trasmette una partita di baseball. Altri avventori bevono boccali di birra. Noto che si possono ordinare anche vini, sia rossi che bianchi, ed annoto che sono soprattutto vini provenienti dalla California ma ce ne sono anche di australiani e di argentini. Due, invece, sono della regione del Niagara, il Cabernet-Merlot ed il Pinot Nero.
I prezzi variano dai 26 dollari canadesi del Cabernet del Niagara ai 56 del Cabernet Sauvignon della California. Lo champagne Veuve Cliquot Brut proveniente dalla Francia costa invece 120 dollari.
Penso che l’Italia è famosa per i suoi vini eppure non ne è presente neppure uno. Per inciso la bottiglietta di birra Budweiser del Canada costa cinque dollari e tre centesimi. Per la cronaca un dollaro canadese vale 69 centesimi di euro.
Toronto: la Cn Tower, le isole, Casa Loma
Toronto e le sue attrattive. La CN Tower indubbiamente provoca emozioni, vedi la città dall’alto, ai tuoi piedi ma ci sono due altre cose che mi sono veramente piaciute: Casa Loma e le isole di Toronto.
Casa Loma. La raggiungo a piedi da scuola. Un’ora e mezzo di cammino. Giustificazione: volevo fare i classici due passi. Sotto un sole dardeggiante. Casa Loma si presenta con le sue novantotto stanze. Con la sua storia. Anche triste. Chi la costruì, Sir Henry Pellet, fu costretto, a causa della sua rovina finanziaria, lui che era stato uno degli uomini più potenti del Canada nel primo decennio del secolo scorso, a mettere all’asta i suoi beni e ad abbandonare la sua stessa casa. Negli Anni Trenta ci fu una discussione sul che cosa farne ed alla fine vinse la proposta del Kiwanis Club di destinarlo a luogo turistico. Nel 1937 l’inaugurazione alla quale fu invitato anche Sir Henry Pellet.
Si dice che, quando ricevette l’invito a tornare nella casa in cui aveva abitato e che aveva creato, si sia messo a piangere. Bellissime le isole che circondano Toronto.
Quando ci sono giunto ho pensato di essere in Paradiso. Tanto verde, gente che faceva il pic-nic, biciclette, altri sport, belle case, la classica vista da una panchina verso la CN Tower ed i grattacieli di Toronto. Ho camminato per ore ed ore per i suoi sentieri ed annotato anche come sia difficile fare il bagno: molte persone erano in spiaggia ma quasi tutte vestiti e solo qualche ardimentoso in acqua. Il vento tirava abbastanza forte. Numerose le casette che mi sono fermato ad ammirare. C’era una ragazza, con un banchetto, che vendeva bottigliette d’acqua e bibite.
A Toronto ho avuto modo di vedere anche il Carribean Carnival, il Carnevale Caraibico. Musiche assordanti, carri allegorici, ragazze discinte. Uno spettacolo che è stato seguito, nell’arco di tutta la giornata, da moltissime persone.
IL COMITATO CONTRO I JET
Ma anche qui c’è una protesta, tanto per far vedere che ovunque, nel mondo, esiste qualcosa da contestare. Infatti, dalle casette, ci sono dei cartelli di un Comitato che si chiama “Save Toronto’s Waterfront” e con la scritta “No Jets T.O.”
C’è una donna seduta sugli scalini di casa. Mi faccio avanti. Le chiedo il motivo. Il motivo è riassunto nella scritta No Jets: il Comitato si oppone a che nell’aeroporto di Toronto atterrino o decollino dei jet per via del rumore che questo traffico produrrebbe.
Sapessi l’inglese potrei approfondire il discorso ma mi devo fermare a questa semplice spiegazione.
Alla fine le isole di Toronto mi sono piaciute anche più delle Cascate del Niagara.
Maurizio Priano
23 agosto 2015