Dopo il riordino degli ospedali arriva quello dei Distretti Sanitari, cioè tutte quelle strutture territoriali che si occupano delle visite specialistiche, dell’assistenza sanitaria e delle incombenze burocratiche legate alla scelta del medico, farmaci e via di seguito.
Tortona sarà accorpata a Novi Ligure.
L’annuncio arriva dal presidente della Commissione Regionale della Sanità Domenico Ravetti del Partito Democratico, che rende nota una proposta del direttore generale dell’Asl Gilberto Gentili volta a ridurre il numero dei Distretti Sanitari da sette a quattro, con l’accorpamento territoriale di Ovada e Acqui Terme, Novi Ligure e Tortona, Valenza e Casale Monferrato, oltre al distretto Alessandrino.
Come giornale abbiamo appreso per caso di questa proposta, leggendo la nota che ci ha mandato Ravetti, dalla quale però sembrerebbe emergere che i Comuni, o almeno quelli più importanti come Tortona fossero a conoscenza del fatto.
A dire il vero, alcuni mesi fa c’era stato un incontro dell’assessore regionale alla Sanità Antonio Saitta ad Alessandria, con tutti i sindaci nel quale si era parlato di ridurre il numero dei Distretti e con questi di conseguenza anche il numero dei Consorzi Socio assistenziali, ma i comunicati ufficiali diramati allora parlavano di progetto ancora in essere, mentre le recenti dichiarazioni di Ravetti indicano già un programma ben definito.
“La reazione di una parte della comunità Istituzionale della nostra provincia a questo progetto – dice Ravetti – va nella direzione della conservazione dell’esistente. Come ho già detto in altre occasioni, oltre ai riferimenti normativi nazionali che suggeriscono i parametri numerici degli abitanti per distretto, tra 80 mila e 150mila, è da subito fondamentale mettere al centro del dibattito pubblico almeno due questioni: la prima è l’analisi dell’esistente evidenziando senza sconti le eventuali criticità. La seconda questione è economica e qualitativa, cioè un elaborato scientifico sugli effetti degli accorpamenti in termini di efficacia e di efficienza dei servizi per i cittadini. Se non spostiamo le attenzioni sulla concretezza diventerà difficile spiegare ad una provincia tendenzialmente conservatrice le ragioni di una scelta votata al cambiamento. E sarà complicato sventare l’arrocco a difesa almeno delle identità costruite nei secoli attorno ai sette centri zona.”
Insomma secondo Ravetti la riduzione sembra cosa fatta e ci sarebbero state anche reazioni da parte delle istituzioni (leggi sindaci) ma noi non ne abbiamo ricevute e, a meno che di essere completamente accecati, di recente non ne abbiamo viste neppure da parte dei 4 Comuni più importanti della provincia (Alessandria, casale, Novi Ligure e Tortona).
27 luglio 2015