Prima che la discussione pubblica si sposti, come sta già avvenendo, sul quesito “quali sono le cause che hanno provocato l’esplosione?”, sarebbe corretto e innanzitutto più urgente informare “cosa c’era in quella immensa nube nera che è stata respirata dalla popolazione della Fraschetta?”. Nulla di pericoloso hanno rassicurato un istante dopo, tutto sotto controllo, ma si sono ben guardati dal fornire informazione sulle sostanze deflagrate e incendiate. Cosa si nasconde?
Anche l’impianto Perossidi esploso nel polo chimico di Spinetta Marengo era obbligato per legge a presentare ai Vigili del fuoco certificazione di prevenzione incendi e a tenere un registro delle sostanze ufficialmente contenute: le relative schede di sicurezza dettagliano tutte le prescrizioni in caso di incidente, tipo incendio esplosione, che determini il rilascio di contaminanti nell’ambiente. Le schede di sicurezza cioè devono prevedere gli scenari ipotizzabili in caso di incidenti: sostanze tossiche e cancerogene sprigionabili, mezzi di protezione, effetti sul territorio, rimedi eventuali ecc. Se l’azienda non le ha nascoste, l’Arpa dunque avrebbe dovuto, quando è intervenuta, essere in possesso delle schede di sicurezza e conseguentemente effettuare le analisi ad hoc.
L’Arpa molto genericamente ha affermato di aver “campionato composti organici volatili e polveri sottili”. In più, priva di centraline in loco, è intervenuta in ritardo, quando la nube stava già allontanandosi nel territorio. E ha comunque rassicurato, l’Arpa, che tutto era sotto controllo e privo di pericoli per la salute. Era scontato che l’Arpa non trovasse nulla: per trovare qualcosa bisogna quanto meno sapere cosa cercare e cercare tempestivamente. L’opinione pubblica così resterà sempre in attesa di conoscere nome e cognome delle sostanze che si sono trasformate in altre sostanze nella nube e respirate.
Medicina democratica
3 aprile 2015