La domenica è giorno di riposo, ci si sveglia più tardi e, con occhi un po’ pesti, ci si accosta ai quotidiani cercando notizie leggere e confortanti. Però, questo fine settimana, ci è toccato strabuzzare gli occhi e rileggere più volte le novità emerse dalla prima riunione della rinnovata SLALA (Fondazione partecipata da enti pubblici piemontesi e liguri per la promozione di infrastrutture ed insediamenti a supporto della logistica).
Cosa emerge? Nell’alessandrino si punta ancora sulla funzione di retro porto. Per questo niente di nuovo ma è il porto che cambia: non più Genova ora si punta su Savona. Dopo decenni di progetti e con i cantieri del Terzo Valico aperti, ci si accorge che nel 2017 il Terminal di Vado Ligure (SV) raggiungerà la capacità di 750 mila Teu (Unità di misura dei container). Di questi oltre il 40% dovrà varcare l’Appennino e, chiaramente, nessuno degli addetti ai lavori pensa di passare attraverso il Terzo Valico (pronto chissà quando) perché orientato verso il porto sbagliato, ovvero quello di Genova.
Praticamente SLALA sposa la tesi dei NO Terzo Valico che, da tempo, sostengono l’inutilità dell’opera perché il porto strategico è diventato quello di Vado-Savona. Rimangono i problemi delle linee ferroviarie esistenti ma sembrano potersi risolvere con l’utilizzo di carri merci ribassati per la presenza di gallerie vecchie ed eccessivamente basse. Così, mentre i cantieri danno il colpo di grazia al paesaggio della Valle Scrivia, giunge la notizia che il tracciato dell’opera ha sbagliato luogo e tempo. Un anacronismo scellerato, difeso dalla politica nazionale e regionale, che sprecherà miliardi di euro per un progetto ormai superato.
A questo punto rimane solo una domanda: a chi serve il Terzo Valico?
Paolo Mighetti, Consigliere regionale M5S Piemonte
Francesca Frediani, Consigliere regionale M5S Piemonte
Federico Valetti, Consigliere regionale M5S Piemonte
29 gennaio 2015