Pubblichiamo integralmente il documento letto dal sindaco di Tortona, Gianluca Bardone nel consiglio comunale aperto di mercoledì sera sull’ospedale.

Segnagaliamo alcuni punti forti in cui il primo citadino di Tortona attacca la regione retta da componenti del suo stesso partito.

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Il sindaco Gianluca Bardone

Il sindaco Gianluca Bardone

Apro questa seduta con un ringraziamento sincero ai consiglieri comunali, che mi hanno affidato il compito di esprimere con una sola voce i sentimenti ed il pensiero di tutti i Gruppi Consiliari rappresentati in Consiglio Comunale a Tortona, in relazione al gravissimo problema della salvaguardia dell’Ospedale cittadino.

Sono anche consapevole di rappresentare i sindaci del Tortonese, con i quali si è stretto un sodalizio che non si spezzerà. Li ringrazio per la fiducia e il sostegno. So che senza la partecipazione intelligente e attiva alla causa comune non otterremmo nessuno dei risultati che ci proponiamo di ottenere.

La nostra unità di intenti nella difesa dell’Ospedale è stata descritta come “localismo.” È un’espressione spregiativa usata da chi non vuole capire che il Tortonese non è popolato dai figli ignoranti di un dio minore, ai quali sia facile imporre – dietro la maschera giustificativa dell’emergenza – il peso di decisioni improprie e ingiuste, ma donne e uomini leali e fieri, generosi ed operosi, consapevoli e dialoganti, che offrono e pretendono rispetto: ringrazio, per questo, le migliaia di Tortonesi che non solo sostengono con la partecipazione, ma indirizzano con il loro orgoglio forte e responsabile il nostro pensiero e la nostra azione.

 

 

BARDONE GRIDA LA RABBIA DEI TORTONESI


Parte del pubblico presente al consiglio

Parte del pubblico presente al consiglio

Io ho ascoltato le loro voci. Se sono qui a parlare dinanzi a voi e a coloro che, pur assenti, sono solidali con noi, non è per garantirmi una pubblicità personale o politica. Ciò che voglio, e lo dico in tutta umiltà, è riuscire a dare una voce razionale all’enorme malcontento che attraversa la città di Tortona e tutto il Tortonese.

E veniamo al dunque. La Regione Piemonte ha assunto decisioni urgenti e dichiaratamente indifferibili, adottando un piano generale di ristrutturazione del sistema sanitario sul territorio intero, sotto la minaccia del possibile commissariamento. Ragione del commissariamento sarebbe, ovviamente, il dissesto dei conti.

Tra le decisioni assunte vi è quella di concentrare nella città di Novi Ligure il servizio Dea, un unico servizio – sul quadrante territoriale che ci interessa – per le comunità tortonese, ovadese e acquese.

Abbiamo chiesto di conoscere le ragioni tecniche della scelta in tutte le sedi e nelle forme dovute al rispetto istituzionale, ma fino ad oggi non abbiamo ricevuto alcuna risposta.

 

 

UN PROVVEDIMENTO INACCETTABILE

aperto 2QLa decisione di inviare il direttore Moirano sul territorio del Tortonese nel prossimo febbraio non è altro che la conferma palmare dell’insussistenza, dell’infondatezza e della labilità di qualunque elemento ricognitivo precedentemente acquisito in base al quale presentare ai cittadini un’adeguata analisi comparativa, e con essa il complesso delle ragioni che avrebbero potuto avvalorare la correttezza delle due scelte che ci riguardano:perché un solo Dea di primo livello e perché a Novi.

Se quelle ragioni fossero esistite sarebbe stato sorprendentemente facile, nell’ambito delle normali relazioni istituzionali, metterle a disposizione di tutti, dei novesi, degli acquesi, degli ovadesi e, perché no?, dei tortonesi. Si chiama “motivazione degli atti” e noi, che siamo piuttosto attenti alle motivazioni, saremmo stati messi nella condizione di capire.

Ebbene, proprio perché non siamo stati messi nella condizione di capire, noi, abitanti del Tortonese, abbiamo alzato la mano in segno di obiezione. Le nostre ragioni? Le avete ascoltate pocanzi nel documento che il Presidente del Consiglio ha letto.

Queste ragioni attendono risposte concrete e, se saremo costretti a ricorrere al Tar, sarà perché l’autorità politica, che avrebbe avuto il dovere di fornire chiarimenti, non lo avrà fatto.

Siamo consapevoli che il Tar potrebbe far prevalere altre e diverse ragioni, e tra queste, in particolare, quelle della stabilità finanziaria, a causa della obiettiva drammaticità dei numeri.

Rispetteremo le decisioni del Giudice, quand’anche fossero per noi negative; questo  è del tutto ovvio,  ma non potranno mai assolvere la politica dai suoi errori.

Sarebbe assai difficile accettare , di fatto, che dalle emergenze procurate da altri si esca punendo chi è più lontano dal potere, senza alcun rispetto dei principi di razionalità del confronto e di motivazione delle scelte.

Ci venga spiegato nel nostro contraddittorio il perché della scelta di un solo Dea nel quadrante, e perché quel Dea debba essere Novi ; valuteremo e se gli argomenti saranno convincenti capiremo ed accetteremo. Non potrà esservi altro procedimento, se si vorrà la nostra consapevole e persuasa accettazione: noi pensiamo che questa sia democrazia, e che diversamente da questo si abbia arbitrio.

Il nostro disagio nel constatare che talvolta il piano del diritto e quello della giustizia possono non coincidere, com’è accaduto nella dolorosissima vicenda eternit del Casalese, non può accrescersi ulteriormente pensando che l’emergenza finanziaria giustifichi l’annichilimento della democrazia e il disprezzo della razionalità.

Devo anche aggiungere una notizia. Pare che il trasferimento del punto nascite a Novi, ormai quasi due anni fa, sia il fattore dal quale si è originata la scelta di Novi. Lo ha lasciato intendere l’assessore Saitta. Ebbene, se così fosse, poco ci importa discutere ora sulle responsabilità, ma chiediamo che quella scelta venga rivista alla luce dei dati e documenti di allora, che a nostro parere indicano una soluzione del tutto differente e che meritano di essere riesaminati con obiettività. Non è accettabile che un atto illegittimo, nel caso lo fosse, invece di essere corretto, venga assunto come la causale di altre conseguenze ingiuste e assai più pesanti.

 

 

PASSIAMO IN LOMBARDIA?

Infine, è inutile nascondere che nella nostra comunità si discute anche di una possibile valorizzazione del nostro ospedale e sistema sanitario in un nuovo contesto geo- amministrativo.

La storia insegna che i confini rappresentano il divenire dei patti, e che a tracciarli provvedono sentimenti, volontà e interessi economici. Nel nostro caso, dov’è in atto la follia di distruggere un sistema sanitario nel quale pubblico e privato concorrono – non si dimentichi mai l’enorme impegno della Fondazione e delle famiglie tortonesi – adoperarsi per una nuova, diversa e più razionale collocazione delle nostre infrastrutture è semplicemente doveroso. Chi pensa che essere territorialmente marginali in Piemonte o in Lombardia o in Liguria non cambi realmente il nostro status consideri – come noi consideriamo – che ogni aspetto di valorizzazione del nostro Ospedale e del sistema di cui è espressione sarà valutato con grande oculatezza in ogni scenario possibile. Noi riteniamo che istruttoria e motivazione nelle scelte da prendere siano doverose. E noi le forniremo, come sarebbe dovuto avvenire da parte della Regione Piemonte, e come ancora ci auguriamo che sia.

11 dicembre 2014