La lotta non finisce: a Casale riparte il futuro. Questo il titolo dell’incontro che si terrà con don Luigi Ciotti giovedì sera, 4 dicembre, alle ore 21,00 all’Auditorium San Filippo. Un appuntamento per riflettere insieme sul momento che la città sta vivendo dopo la sentenza della Corte di Cassazione del maxi processo Eternit e tracciare le strade per un rilancio della città e del territorio.
«Don Ciotti, all’indomani della sentenza – ha spiegato il sindaco, Titti Palazzetti,– ha scritto parole importanti, confermando il sentimento di vicinanza che lo lega alla città: ha ricordato la dignità del Comune e della città; quella dignità che ora deve diventare la base su cui proseguire la lotta giudiziaria e far ripartire un territorio che non è, e non vuole sentirsi, sconfitto. Sarà l’occasione per una riflessione ampia e condivisa, un appuntamento da non perdere per ripartire, tutti insieme».
L’editoriale di don Luigi Ciotti pubblicato il 20 novembre sul sito del Gruppo Abele (www.gruppoabele.org)
La sentenza della Cassazione sul processo Eternit è una ferita per i famigliari delle vittime, ma deve esserlo anche per le coscienze di tutti noi. Non può esserci una dissonanza tale tra l’applicazione della legge e l’affermazione della giustizia! Non è mia intenzione, sia chiaro, giudicare il lavoro dei magistrati, che spesso non posso fare altro che applicare puntualmente le leggi. Mi chiedo però che leggi siano quelle che ammettono la prescrizione per reati gravi, tali da configurarsi come una vera e propria strage, e i cui effetti si protraggono oltre i tempi stabiliti per la loro punibilità. Come può cadere in prescrizione la ricerca di verità e la speranza di giustizia? Come può essere prescritta la responsabilità? Meccanismi di questo genere mettono in discussione il principio dell’uguaglianza di fronte alla legge, dunque la legge stessa, perché chi è ricco e potente troverà sempre modo, attraverso abili strategie difensive, di allungare i tempi dei processi e arrivare a un’ingiusta impunità. Nel nostro Paese troppe sono le stragi avvolte nel mistero, le morti non rischiarate da una luce di verità, da un atto di giustizia. La sentenza Eternit si aggiunge al triste elenco, con l’aggravante che in questo caso erano state accertate le responsabilità e c’erano tutti gli strumenti per affermare la giustizia. Per questo non possiamo limitarci all’indignazione. Quelle morti – e il dolore dei famigliari – ci chiedono molto di più. Ci chiedono l’impegno per costruire condizioni di maggiore uguaglianza sociale, cioè di maggiore tutela della dignità delle persone, la dignità dimostrata dal Comune di Casale nel rifiutare a suo tempo il risarcimento milionario dell’imputato. Ci chiedono di fare di quella dignità il principio saldo e non negoziabile di una giustizia ancora fragile, di una democrazia ancora incompiuta.
3 dicembre 2014