Giuseppe Baretti

Giuseppe Baretti

La famiglia Baretti è originaria di Rivalta Bormida, in provincia di Alessandria per trasferirsi a Torino città ove nacque Giuseppe il 25 aprile 1719
Giuseppe compie gli studi a Torino, terminati i quali inizia a viaggiare da una parte all’altra dell’Europa.
La sua penna è quella d’uno scrittore ricco di vigore, resistente agli attacchi d’ogni tipo, è vivace, rapido, impetuoso, se la prende con il gruppo letterario dell’Accademia Arcadia, nome preso a prestito dalla Circoscrizione Amministrativa della Grecia, fondata a Roma il 5 ottobre 1690 dai letterati appartenenti al Circolo Cristina di Svezia, con un programma mirato alla ricerca di valori semplici, limpidi identificati nella vita quotidiana dei pastori impostato sulla trasmissione di memorie, una ferma reazione della pessima scrittura, in voga a quel tempo.
In questo scontro ha la forza di esaltare il lavoro di Pietro Trapassi, conosciuto come il Metastasio, tuttavia critica i cavillosi, i finti artisti, gli incapaci con i quali è sempre stato acidamente spietato.
Il torto maggiore del nostro Giuseppe è stato quello di non aver compreso la statura letteraria di Carlo Goldoni, anche lui ingiustamente tritato dalla sua penna, sempre combattiva.
Il grande merito dello scrittore rivaltese è stato d’aver fondato il giornale La Frusta Letteraria pubblicato nel 1763 a Venezia, uscito in cinquantatre numeri, un piano sul quale s’è confrontato con il finto nome di Aristarco Scannabue.
La documentazione d’eccellenza sono i racconti dei viaggi nelle lettere indirizzate alla sua famiglia, ai suoi tre fratelli nelle quali si sofferma, questa volta in brillanti descrizioni sulle abitudini del popolo d’Inghilterra, ben conosciuto dal nostro Giuseppe, anche se ebbe qualche conto con la giustizia d’aver ucciso con un coltellino, per legittima difesa, un teppista dal quale è stato aggredito. La vicenda, finita in tribunale, ha avuto come esito l’assoluzione di Giuseppe Baretti.
Decede, guarda a caso, il 5 maggio 1789, dopo aver gustato un buon bicchiere di dolcetto uscito dalle vigne della sua tanto sognata Rivalta, inviato a Londra dai suoi cari affinché non soffrisse troppa nostalgia della sua terra, un’esistenza intensa, sempre in viaggio fra Italia, Spagna, Portogallo, Francia, Inghilterra, dove da divulgato l’estetica della migliore cultura letteraria d’Italia.

Franco Montaldo


4 settembre 2014