Tante persone, tanta malinconia, tanto calore (nonostante la pioggia) e
tanta attenzione hanno accompagnato il fine settimana valenzano dedicato
ad Ayrton Senna.
Ad iniziare da sabato quando il Sindaco Sergio Cassano e Claudio Giovannone, il padrino europeo dell’Istituto Ayrton Senna, hanno
sollevato i teli che coprivano la Lotus Renault 98T del 1986 e la McLaren
Ford M/P 4-8, guidate dal grande campione.
Nel convegno che ne è seguito Giovannone ha raccontato la nascita e la mission della Fondazione Umanitaria e ha commosso i presenti (che al
termine del suo intervento lo hanno applaudito a lungo alzandosi tutti in
piedi) elencando i numeri dell’Instituto: 6 milioni di dollari all’anno di
royalties ricavati dall’utilizzo del nome “Senna” e interamente girati a progetti umanitari, 16 milioni di bambini delle Favelas aiutati dal
punto di vista sanitario ed educativo in questi ultimi 20 anni.
Con molto realismo finanziario Giovannone ha sottolineato come “le
grandi Multinazionali sono molto interessate a progetti umanitari se questi
prima di tutto portano soldi nei loro bilanci e sono tutte molto contente di
devolverne una parte in beneficenza”.
Claudio Lombardi – che negli anni ’90 era responsabile tecnico
alla Ferrari – ha precisato la meccanica delle macchine di allora e l’abilità
di Senna ad adattarsi e vincere con motori e auto molto diverse fra
loro.
Ha ricordato poi il tragico week end di Imola segnato da una serie di
incidenti e presagi tutti negativi: il pauroso incidente del venerdì di
Barrichello, la morte di Ratzenberger di sabato, l’incidente alla
partenza
del Gran Premio che causerà il ferimento di 9 spettatori ed infine lo
schianto di Ayrton al Tamburello. “Ripercorrere quei momenti sembra
quasi di leggere un racconto di Garcia Marquez, pieno di realismo magico”.
Leonardo Acerbi (direttore editoriale della casa editrice Giorgio Nada)
si è invece soffermato sul mito “Senna” nato da questa tragica morte, e dal
rapporto che Ayrton aveva con la religione: “Era convinto di aver
ricevuto da Dio un talento e quindi questo suo talento lo doveva vivere, mettere in pratica e restituirlo agli altri facendo del bene”.
19 giugno 2014