mafia ndrangheta - ILa notizia è rimbalzata in città come un fulmine a ciel sereno: un giornale ha scritto che due aziende locali dell’imprenditore tortonese Francesco Ruberto sarebbero oggetto di infiltrazioni mafiose da parte della ‘ndrangheta e che la Prefettura di Alessandria avrebbe sospeso l’attività di queste due aziende.

Sulle ali di questa notizia, pubblicata alcune settimane fa e ripresa oggi in pompa magna dallo stesso quotidiano, il sito www.notavterzovalico.info ha realizzato una specie di inchiesta pubblicando le visure camerali delle due aziende di Ruberto e le ha collegate al fatto che la ditta proprietaria della cava Montemerla destinata ad accogliere lo smarino del Terzo Valico, (contenente amianto?) ha la sede legale a Tortona in Piazza Ester Mietta allo stesso indirizzo in cui hanno sede le due ditte dei Ruberto.

I No Tav, poi hanno scoperto, dalla visura camerale, che Francesco Ruberto e la titolare di quella ditta risulterebbero rispettivamente Socio e Amministratore Unico della T.R. Inerti, un’altra ditta del settore sempre con sede in Piazza Ester Mietta.

Infine il quotidiano, nell’articolo di oggi, scrive che “a settembre anche la Provincia di Alessandria sarebbe intervenuta vietando ad una ditta di Ruberto di proseguire nell’attività perché conoscente di Aldo Gaglianò, considerato un esponente della ’ndrangheta di Cittanova in Reggio Calabria”

 

FATTI REALI O COSA?

Oggi Cronaca non ha mai trattato l’argomento perché come potete leggere nel “Chi Siamo” noi pubblichiamo soltanto notizie che trovano conferme da fonti certe e ufficiali e non possiamo certo correre dietro a ciò che scrivono altri organi di informazione senza alcuna conferma (non verbale, ovvio) proveniente da Prefettura, Provincia, Comune, Forze dell’ordine o altro.

Non possiamo però ignorare che oggi, in città, della questione ‘ndrangheta si parla parecchio e sono in tanti a chiedersi se effettivamente ci siano infiltrazioni mafiose o meno presso aziende locali e se c’entra pure la vicenda del Terzo Valico.

La risposta è: non lo sappiamo.

Non spetta ad un giornalista fare accuse o illazioni. Il tema è talmente serio che dovrebbero essere proprio le fonti ufficiali a confermare o meno se le due aziende tortonesi siano state oggetto dei provvedimenti della Prefettura e se esiste una collusione o un qualche collegamento tra imprenditori tortonesi, ‘ndrangheta, cava Montemerla, Terzo Valico e chi ne ha più ne metta.

Di sicuro si sa solo che a Vho abitavano i fratelli Gaglianò, arrestati in passato anche con l’accusa di far parte della ‘ndrangheta, e che lo stesso Ruberto anni fa fu vittima di un agguato a Carbonara Scrivia dove gli spararono addosso nel tentativo di ammazzarlo.

Di sicuro si sa che negli anni scorsi a Sale e a Tortona sono state arrestate diverse persone perché accusate di far parte di clan mafiosi e si sa che le grandi opere attirano le attenzioni della criminalità organizzata.

Questi sono i fatti: tutto il resto, al momento, non trova conferma ufficiale.

 

PERCHE’ IL SILENZIO SU QUESTA VICENDA?

Ma la domanda che ci poniamo è:  se veramente la Prefettura ha sospeso l’attività di due aziende collegate all’imprenditore tortonese, perché non ne ha dato notizia?

Perché tenere nascosto un fatto così grave?

Lo stesso ragionamento vale per la Provincia di Alessandria: se – come scrivono i NO Tav – ha bloccato i lavori alla Ruberto per lo stesso motivo, perché non darne notizia?

Riceviamo centinaia di comunicati all’anno spesso con notizie quasi insulse e su un fatto così grave nessuna notizia?

Perché questo silenzio?

E chiamiamo in causa anche il Comune: perché – visto che la notizia delle aziende di Ruberto era stata già pubblicata da quello stesso quotidiano il 14 gennaio – nessuno tra consiglieri comunali, assessori e sindaco si è preoccupato di verificare se effettivamente la notizia avesse un fondamento?

Ci sembra un fatto molto grave che aziende locali siano accusate di avere collusioni con la ‘ndrangheta e tutti facciano finta di nulla come se nulla fosse accaduto.

Noi chiediamo chiarezza. Chiarezza da parte delle istituzioni.

I cittadini chiedono chiarezza e hanno tutto il diritto di essere messi a conoscenza dei fatti.

E qui non si tratta di un’indagine coperta dal segreto istruttorio perché i provvedimenti prefettizi sono atti pubblici, e comunque,  nel momento in cui una notizia diventa di pubblico dominio, ha ancora senso tenerla nascosta?

Siamo costernati per questo assordante silenzio che circonda la vicenda e invitiamo tutti coloro che lo ritengono a esprimere la loro opinione, perché se nel 2014, mafia, ndrangheta ed altre organizzazioni criminali organizzate prosperano, questo lo si deve anche e soprattutto all’alone di omertà che spesso aleggia attorno a vicende come questa.

Quindi se ci sono stati provvedimenti, che vengano comunicati e se ci sono accuse specifiche, che vengano alla luce, ma da fonti autorevoli e non da giornalisti, associazioni o movimenti vari, ma da chi rappresenta lo Stato e le istituzioni.

Da chi, cioè, i ha il dovere di tutelare i cittadini.

Una tutela, che – ne siamo convinti – non si fa tenendo nascoste vicende come questa.

 Angelo Bottiroli


23 gennaio 2014

 ndrangheta - L