Il restauro conservativo
Palazzo Terzano, come tutti gli immobili a carattere storico, è sottoposto alle stringenti normative che regolamentano il restauro di queste antiche residenze. In base a queste norme, che trovano la loro ratio nella tutela del patrimonio immobiliare di maggior rilevanza artistica e storica della città, ogni intervento di restauro deve essere realizzato sotto il controllo e in collaborazione dell’autorità competente.
Questo vincolo normativo è esplicitamente rappresentato nelle planimetrie catastali.

Le facciate esterne, quelle interne, le scale, le cantine con i loro antichi vasi vinari, sono evidenziate con un tratto in
neretto, che ne sottolinea le caratteristiche e ne definisce i vincoli.
Stando così le cose, la decisione di porre mano a lavori che si preannunciavano tutt’altro che di ordinaria amministrazione, fu soppesata nel modo più logico e raziocinante possibile. Tuttavia, un aspetto importante ci era sfuggito completamente. Non un aspetto legato alla durata dei lavori, all’impegno economico, alla burocrazia, ai disagi, o alla scelta dei tecnici a cui affidarsi. Proprio no. Era una di quelle ragioni che….. sfuggono alla ragione. Un ossimoro, certamente si. Ma tant’è! Era un sentimento, un’emozione forte, che voleva gratificare i sacrifici e l’impegno di tutte le persone della nostra famiglia che, a questo palazzo, hanno dedicato gran parte della loro vita. E così fu!
Nell’anno 2003 sono iniziati i lavori di restauro conservativo sotto la guida di un professionista esperto nella conservazione del patrimonio immobiliare a valenza storica, l’architetto e amico Gianni Negri.

Il progetto, prevedeva il rifacimento dei tetti, il restauro delle facciate, sia interne che esterne, e il recupero del grande solaio. L’esecuzione dei lavori fu affidata all’impresa edile Di Caudo Angelo. Per tutto quanto atteneva agli imponenti impianti elettrici del palazzo, all’illuminazione dei cortili e del giardino, nonché alla realizzazione di un nuovo impianto citofonico ci siamo affidati ad un altro professionista di grande capacità, l’amico Andrea Lenti.
La facciata di via Carducci, sin dall’origine, era impreziosita da decori pittorici barocchi posti a cornice di ogni apertura. Quelle del piano nobile presentavano al centro della parte superiore il logo del palazzo: uno stemma nobiliare con al centro tre bisanti.
In base alla citata normativa, tali decori hanno dovuto essere riprodotti fedelmente a quelli che ancora erano ben visibili negli intonaci originali. Lo stesso dicasi per le tinte di fondo e degli sfondati. L’importante compito è stato affidato a dei restauratori professionisti, esperti nel ripristino di affreschi di chiese e palazzi d’epoca.

Il risultato finale è, ancora oggi visibile e apprezzabile per la delicatezza e precisione del lavoro eseguito.

Di grande interesse architettonico è stato il restauro della struttura superiore delle volte a padiglione del piano nobile. Stupefacente la loro architettura. Ogni cupola è composta da un singolo strato di mattoni coricati, l’uno accanto all’altro, a formare una struttura geometrica quasi perfetta.
Strana la sensazione di camminare su quella struttura apparentemente delicata. Quasi inconsapevolmente, i passi si fanno leggeri, rispettosi degli oltre duecentocinquant’anni di età. Interessante l’intervento di consolidamento. Dopo un minuzioso lavoro di pulizia, si è proceduto con il posizionamento di una rete elettrosaldata, fissata alla cupola tramite dei perni metallici delicatamente fissati ai mattoni che compongono la volta. Creato questo legame, si è proceduto a gettare un cappotto di cemento che ha dato vita ad un nuovo e robusto scheletro.

L’antico giardino e la cancellata trafugata
Tra i due cortili, delimitato da una antica cancellata in ferro battuto è collocato il giardino. Composto da piccoli vialetti, contrassegnati da mattoni prodotti a mano nel 1800, presenta ancora oggi piante centenarie che creano un effetto estremamente rasserenante per chi, entrando nel palazzo, ne scopre, con grande sorpresa, la presenza.
Non sempre, però, è stato così. Tale cancellata, giunta intatta sino all’epoca del secondo conflitto mondiale, ha subito uno degli eventi inevitabili, ma consueti, per quel periodo: la requisizione. In base a tale provvedimento, la si doveva “espropriare” integralmente, vale a dire compreso il prezioso cancello principale, sorretto da due pilastri che terminano con lance sagomate, interamente realizzato a mano.

Non vi erano alternative, il ferro serviva per produrre armamenti. Ma una piccola deroga fu ottenuta. Grazie alle doti diplomatiche di Alfonso Terzano, in via del tutto eccezionale, quel cancello, con i suoi due pilastri, venne lasciato al suo
posto. Ciò, ha consentito di avere il campione originale su cui basare la ricostruzione dell’intera cancellata, che oggi si può ammirare nella sua completezza e nei ricchi particolari che la rifiniscono.
Un grazie all’abile fabbro Massimo Prestifilippo, per avermi consentito di riavere intatta quella grande cancellata. Con grande abilità ha saputo ricreare la parte mancante con una perfezione che era difficile immaginare.

Piccola riflessione sulle capacità dei nostri artigiani. Patrimonio da sostenere e tutelare!

Giuseppe Alfonso Cirri