Nel pomeriggio dello scorso mercoledì 11 dicembre, presso la Sala Consiliare del Comune di Serravalle Scrivia, si è riunita la commissione che ha valutato e assegnato due nuove De.Co per i prodotti tipici del nostro territorio: i Grissini Mersoni di Serravalle e il Salame Greco Dolce di Borghetto.


L’Amministrazione comunale di Serravalle ha ringraziato sentitamente per la collaborazione il Comune di Borghetto con il Vice Sindaco Giovanni Moro, il suo storico Vittore Cosola e  i produttori del panificio Maggiolo, le Associazioni di categoria che hanno preso parte alla Commissione, Chiara Bagnasco del panificio Mersoni con l’Associazione Commercianti rappresentata dal Vice Presidente Francesco Basile, Iudica Dameri, storico locale, Stefano Vitiello dell’Ufficio Commercio e Roberto Magrì dell’Area Servizi alle persone e alla comunità, che hanno reso possibile l’iniziativa,  Barbara Gramolotti del Distretto del Novese, che da anni porta avanti questo bellissimo progetto.


Serravalle arriva così alla De.Co numero cinque e l’invito  dell’Amministrazione a tutte le eccellenze serravallesi è quello di farsi avanti.

La De.Co. (Denominazione Comunale) è un marchio ufficiale, che viene attribuito ad un determinato prodotto (o ad una serie di prodotti) previa delibera del Consiglio Comunale, che ne sancisce e regola l’attribuzione.

La nascita della De.Co si deve al noto gastronomo Luigi Veronelli che, nei primi anni ’90 del secolo scorso, ebbe l’intuizione di promuovere e valorizzare le produzioni di nicchia, esclusive di un comprensorio comunale.

Serravalle Scrivia ha istituito il registro De.Co per tutti i prodotti tipici agro-alimentari segnalati e denominati, e attualmente sono quattro i prodotti della tradizione serravallese che possono vantare questo prestigioso riconoscimento:

La farinata e la panissa prodotti da “La Farinata dal 1954” (via Berthoud 106), i baci di Libarna
e il pandolce di San Martino al Gavi Docg prodotti dalla “Pasticceria Carrea” (via Berthoud 85).

E’ un modo per fare diventare eccellenza la tradizione laddove un prodotto agroalimentare viene valorizzato non solo per la propria qualità ma anche come legame vivo con la storia di un territorio.

I “Grissini Mersoni” di Serravalle hanno senza dubbio tutte le caratteristiche per rientrare a pieno titolo nel novero delle De.Co.

I grissini sono un prodotto della tradizione che a Serravalle rappresentano una specialità.

Le origini di questo prodotto da forno sono legate al Piemonte, presente sulle tavole ormai da alcuni secoli e molto diffuso anche nel territorio del novese con diverse varianti.

La versione particolare all’olio che si trova a Serravalle Scrivia è realizzata dal Forno Mersoni, la cui giovane titolare Chiara Bagnasco dal 2022 sta dando continuità alla tradizionale ricetta di Marta Mersoni, che a sua volta aveva raccolto le redini e tutti i “segreti” del forno annesso alla storica bottega di alimentari serravallese “Giacomo Albinio”, attivo da inizio del ‘900 in via Umberto I (ora Via Berthoud), passato poi alla gestione delle figlie Angela e Gaetana Albinio, le quali negli anni avevano assunto come giovane commessa proprio Marta Mersoni diventandone successivamente titolare.

Nel 2004, necessità di ampliamento del laboratorio di produzione, portano Marta Mersoni al trasferimento dell’attività del forno e del negozio in Piazza Fausto Coppi, dove si trova attualmente.

Questi grissini vantano quindi oltre un secolo di storia.

Mantenendo la forma classica del grissino, quelli Mersoni di Serravalle si presentano leggermente più spessi e fatti con farina, olio di oliva, acqua, lievito, sale.

Molto caratteristica è anche la confezione, anch’essa ormai storica, fortemente identificativa del prodotto.

Sull’origine dei grissini, uno dei prodotti gastronomici torinesi e piemontesi più famosi, si intrecciano storia e leggenda.

La prima daterebbe la nascita intorno alla seconda metà del ‘300, quando il pane non si vendeva a peso ma ad ogni unità corrispondeva un soldo; a causa dell’inflazione che colpì il Piemonte, la “grissia” (forma di pane) divenne man mano sempre più leggera e sottile, fino a trasformarsi nel “ghersin” (piccola grissia).

 La seconda versione, più leggendaria, sarebbe legata a Vittorio Amedeo II duca di Savoia, cagionevole di salute e a cui il medico di corte avrebbe prescritto una dieta a base di pane friabile e ben digeribile. Il panettiere ducale Antonio Brunero, dopo vari tentativi avrebbe così realizzato la ricetta originale del grissino (forse già noto in altre zone del Piemonte).

Il grissino ha sempre avuto un grande successo anche presso i nobili.  Il re Carlo Felice ne era ghiotto e lo mangiava a teatro; presso le Corti europee  “les petits bâtons de Turin” veniva degustato con curiosità; nella Francia di Luigi XIV si tentò di imitarlo, facendo arrivare a Parigi due artigiani torinesi, ma l’acqua e l’aria della Senna non erano buone come quelle del Po e i risultati furono modesti; Napoleone inviava invece regolarmente dei corrieri imperiali a Torino per rifornirsi del “ghersin”, perché sembra fosse di sollievo alla sua ulcera.