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Una lettera del prof. Giuseppe Porqueddu sui libri di Delconte

Ed eccomi qui, carissimo, ancora con il suo libro in mano, a trascorrere piacevolmente, in serenità, le mie ore domestiche… Ho passato settimane non molto belle sul piano della salute… ho sonni spesso interrotti, talvolta perturbati; ma oggi mi sento meglio, gusto nuovamente le sue pagine così nitide, apparentemente semplici ma, senza farlo pesare, intrise di cultura, saggezza naturale, autentica umanità… Un solo difetto o piuttosto grande pregio: si donano a tal punto che il lettore, appropriandosene, le fa compagne gradite dei suoi giorni dimenticando di ringraziare l’autore; del resto, sembra davvero che ciascuno degli articoli-racconti si sia generato da sé… L’illusione dell’autogenerazione di uno scritto è frutto in realtà di arte sopraffina; in tanta varietà di temi e brevi meditazioni, episodi e citazioni, lievi eppur profonde elaborazioni etiche, la costante che più mi ha colpito è la serenità, virtù sempre più rara, trasmessa anche a chi legge; essa deriva certo da un suo vissuto genuino, da una ricerca di sé come persona e scrittore, dalla quale infine scaturisce una particolare magia, sintetizzabile nella giusta misura ormai spontanea del pensare e del dire la vita, l’interiorità sottesa di ciascuno…

Mi fermo qui: non sto dicendo per piaggeria che è un grande narratore, ma che è un amico prezioso di chi sa leggere e fruisce dei suoi testi… E’ raro che una persona, interpellandosi nel profondo – come lei riesce a fare nelle sue pagine – legga il proprio destino, e serbi coscienza dell’unità segreta di un vissuto interiore coltivato pazientemente anche se non sempre inteso dagli altri: “anima” forse significa questa insondabile essenza spirituale.  Spero naturalmente di incontrarla, magari a casa mia. Ora sono impegnato più che altro a progettare una mia nuova salute, esco poco, di solito per banali commissioni.


Un caro saluto,

Giuseppe Porqueddu

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