Il Centro Antiviolenza me.dea ha un nuovo motivo per festeggiare, dopo il recente riconoscimento attribuito dal Presidente della Repubblica alla Presidente Sarah Sclauzero.
Questa volta è il lavoro di un’operatrice ad essere stato premiato per il suo valore.
Linda Scali, 30 anni, operatrice di colloquio all’interno del Centro Antiviolenza, neo laureata alla Facoltà di Antropologia Culturale ed Etnologia dell’Università degli Studi di Torino ha focalizzato il suo lavoro di tesi magistrale sulla questione degli/delle orfani/e “speciali”, ovvero coloro che divengono tali a seguito di un femminicidio agito per mano del padre biologico. Questa denominazione deriva dal lavoro della Dottoressa Anna Costanza Baldry, prima ricercatrice italiana che ha dedicato il suo lavoro agli/alle orfani/e speciali, con l’obiettivo di comprendere le conseguenze e l’impatto sul piano psicologico e sociale per questi/e minori al fine di fornire un supporto concreto e funzionale nell’elaborazione della morte della madre. Il suo lavoro ha portato all’istituzione della legge n. 4/2018 per gli/le orfani/e di femminicidio. La Dott.ssa Baldry è morta prematuramente nel 2019 e, in ragione del suo impegno e dedizione al contrasto della violenza di genere, è stata istituita dal CISMAI – Coordinamento Italiano Servizi contro il Maltrattamento e Abuso all’Infanzia una Borsa Premio “Baldry”, per l’assegnazione di borse di studio per lavoro inerenti ai maltrattamenti su minori e in particolar modo a studi relativi agli/alle orfani/e. Il lavoro di Linda, intitolato “Quando la collettività dimentica e resta sola la famiglia. Etnografia degli/delle orfani/e speciali”, è risultato vincitore, insieme ad altri tre elaborati. La premiazione si è svolta lo scorso 9 marzo nella città di Firenze.
Il suo lavoro di ricerca ha voluto esplorare il rapporto tra gli/le orfani/e e la comunità di appartenenza (intesa sia come società civile che quella istituzionale).
Quali strumenti vengono messi in campo per sostenere gli/le orfani/e e caregivers nel processo di guarigione?
Vivono in una condizione di stigmatizzazione o sono reintegrati all’interno della società?
Nel tentativo di rispondere a tali interrogativi ha svolto una prima parte della ricerca sul campo, ovvero, attraverso una permanenza in un territorio segnato da due differenti femminicidi, avvenuti a distanza di dieci anni e dove sono tuttora presenti i/le quattro orfani/e e i loro caregivers: San Felice a Cancello, Caserta
Durante la presenza sul campo è stato fondamentale il confronto tramite interviste con i/le professioniste del Progetto Respiro, nato a seguito del Bando “A Braccia Aperte” dell’Impresa Sociale Con I Bambini, che si pone tra i numerosi obiettivi la mappatura e rilevazione degli/delle orfani/e, l’erogazione di fondi per l’aiuto scolastico, il supporto psicologico e ha come scopo finale l’elaborazione di linee guide nazionali per un intervento immediato a seguito di un femminicidio dove sono presenti minori. Infatti, ad oggi, non esiste una prassi metodologica comune tra gli/le operatori/operatrici che si ritrovano ad impattare con queste situazioni.
Attraverso l’analisi delle narrazioni locali relative ai femminicidi è stato possibile far emergere la difficoltà di rielaborazione di un trauma di tale intensità in un contesto dove non è riconosciuta la matrice socioculturale, riversando tale problematica nell’ambito del privato domestico. Le riflessioni e gli interrogativi sorti a seguito della permanenza sul campo sono stati successivamente rivolti all’intero territorio nazionale.
“Sono onorata di questo riconoscimento che giunge al termine di un lavoro di ricerca che mi ha permesso di indagare un aspetto ancora socialmente poco esplorato – dichiara Linda Scali. È stato estremamente stimolante avere avuto la possibilità di discutere e ragionare su quanto il ruolo della collettività sia fondamentale per potere sostenere e portare fuori dal silenzio e dall’invisibilità l’esistenza di queste soggettività, alle quali è da sempre negato uno spazio di ascolto e di sostegno, così come ai loro caregivers”.
“La professionalità che alimenta ogni giorno il lavoro di me.dea ancora una volta è stata riconosciuta e valorizzata, ne siamo felici – afferma Carlotta Sartorio, Vice Presidente me.dea e referente Centro Studi. In questo progetto di ricerca sono stati messi in campo una serie di saperi e pratiche tali da vedere nel concreto la ricchezza del lavoro in rete, unitamente ad un approccio multidisciplinare, un modus operandi che promuoviamo da sempre nella nostra pratica di accompagnamento delle donne e una attività di analisi e studio del problema della violenza di genere che è uno dei punti di forza del nostro Centro Antiviolenza. Ci complimentiamo tutte con la collega Linda e, orgogliose di averla al nostro fianco, le auguriamo di raggiungere ulteriori traguardi professionali”.
Linda Scali è la prima a sinistra nella foto